S’inanellano uno dopo l’altro gli omaggi a Orlando Furioso. Il paladino che perse il senno fu immortalato giusto 500 anni fa da Ludovico Ariosto, che ne cantò le gesta insieme con quelle di altri cavalieri presi da onore d’armi e amore per belle donne. E allora dalla Biblioteca Corsini di Roma a Villa d’Este a Tivoli e due settimane fa a Ferrara, ecco mostre, convegni, rievocazioni nell’anniversario. Icone artistiche e letterarie ispirate a Orlando si sono snodate in cinque secoli, senza tralasciare le ottocentesche illustrazioni di Gustave Dorè e gli spettacoli in scena nel Novecento, dalla “Alcina” di Haendel diretta da Zeffirelli al rivoluzionario esperimento teatrale di Ronconi, l’”Orlando furioso” itinerante che debuttò a Spoleto nel 1969. Una pietra miliare, che ha avuto anche una celeberrima edizione televisiva, ritrasmessa mesi fa da Rai5.
Un Orlando Furioso da vedere e da ascoltare. Succede a Tivoli, Villa d’Este, perché una mostra da poco inaugurata, “I voli dell’Ariosto”, svela l’influsso che il poema dei paladini ebbe su tutte le arti. La pittura, prima di tutto. Siamo nel 1557 e nel suo “Il dialogo della pittura” il Dolce si sofferma sul canto VII dell’Orlando. E osserva: “Ma se vogliono i pittori trovare senza fatica un perfetto esempio di bella donna, leggano queste stanze dell’Ariosto nelle quali egli descrive mirabilmente la bellezza della fata Alcina; e vedranno quanto i buoni poeti siano ancora essi pittori”.