Perdere una zona così importante avrebbe come conseguenza l’irreversibile cambio delle condizioni climatiche.
Riccardo Iacona annuncia, in maniera esaustiva, attraverso un reportage, quale potrebbe essere il cambiamento climatico che ci aspetta.
E, soprattutto, come cambierebbero anche i gesti più elementari nelle nostre esistenze.
Il conduttore ricorda alcuni eventi accaduti la scorsa estate: intere zone del pianeta hanno vissuto condizioni climatiche estreme, incendi, alluvioni, siccità e bombe d’acqua. Persino Roma non è stata esente, nel mese di agosto, da improvvisi acquazzoni di grande violenza. Dal Giappone alla Scandinavia, Italia compresa, il clima sembra essere impazzito.
Le telecamere di PresaDiretta hanno potuto seguire lo straordinario lavoro degli scienziati italiani della base artica del Cnr per vedere da vicino gli effetti amplificati del global warming.
In Artico infatti, gli studiosi dell’atmosfera, esperti di ghiacciai e chimici, stanno monitorando, da più di vent’anni il clima che sta drammaticamente cambiando. L’artico ha perso il proprio ruolo di regolatore termico e la temperatura ormai aumenta alla velocità di 3 gradi ogni 10 anni.
Iacona si chiede: come mai la temperatura del pianeta continua ad aumentare? Sta accadendo da dopo la Conferenza sul clima di Parigi del 2015, dove 195 paesi hanno siglato un accordo vincolante per limitare l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi centigradi.
Quali elementi non sono stati rispettati in quell’accordo?
PresaDiretta è andata a vedere quale partita mondiale si è accesa sulle ricchezze naturali dell’Artico, che con le sue risorse minerarie ed energetiche purtroppo fa gola a molti.
L’Artico è sotto attacco, e rischia di scomparire. Con quali conseguenze per il nostro pianeta?
“Caldo artico è un racconto di Riccardo Iacona con Alessandro Macina, Fabrizio Lazzaretti.
“L’Artico è sotto attacco, e rischia di scomparire. Con quali conseguenze per il nostro pianeta?”
Le conseguenze che possiamo facilmente notare sono produzioni agricole maggiori rispetto al passato, basta leggere i dati.
L’assottigliamento è noto che sia iniziato dal 1850 circa, quindi per cause esterne alle attività umane.
Per sciogliere completamente le calotte polari ci vorrebbero millenni.
Le polveri sottili di combustione provengono in massima parte da sorgenti naturali:
è comico il fatto di dire che quei residui sul filtro provengano dalle aree più antropiche visto che nessuno un secolo fa ha svolto la stessa prova di scioglimento della neve per vedere se lo stesso filtro apparisse bianco.Gli incendi ci sono sempre stati, i vulcani,gli oceani e le decomposizioni organiche hanno sempre inquinato.
Sembra un un programma terroristico anzichè di informazione.
Tutto quello che succede oggi è successo pe millenni…e oggi gli uomini hanno comunque utilizzato risorse di questo pianeta, risorse del tutto naturali che si trovano nel sottosuolo e è stato nei limiti del possibile attento ad evitare inquinamenti.
Sembra un servizio fazioso di quelli in cui di domande interessanti non s ene sono fatte e invece si inizia a parlare di precariato che esiste per tutti non solo per i ricercatori.
Sembra quasi uno spot per salvare i precari ricercatori che a mio avviso stanno solo perdendo tempo a dimostrare qualcosa (“il cambiamento climatico”) che è sempre esistito…li manderei a fare dei veri lavori verdi almeno in quel modo coltivando la terra la loro pagnotta la coltiverebbero e se la mangerebbero anzichè rubarla per fare nulla!