L’inizio è un monologo di Paolo Bonolis per presentare lo scherzo a Barbara D’Urso. Un’introduzione lunga che ha tirato in ballo in un solo colpo i neonati e Giovanni Verga per spiegare quanto la conduttrice di Canale 5 sia la regina della televisione.



Al ritorno in diretta a Domenica Live ha dovuto anche scusarsi con il pubblico perché non riusciva ad essere abbastanza lucida.

Ora Barbara D’Urso è in studio. Racconta come non riuscisse a credere che suo figlio potesse aver fatto una cosa del genere e però, allo stesso tempo, come tutto sembrasse verosimile, perché suo figlio non sarebbe mai andato in televisione per fare uno scherzo.

In effetti, negli anni la popolare conduttrice di Canale 5 ha sviluppato dei tratti inconfondibili alla conduzione.
Passaggio tutto sommato gradevole, ma un po’ lungo, durante il quale la D’Urso si è anche tolta un sassolino dalla scarpa, rivolgendosi al padrone di casa: “Guarda, sei quesi l’unico che ancora non mi ha copiato”.



Improvvisa anche un discorso emozionante in cui si lascia andare alle lacrime, raccontando aneddoti inventati.

Nel frattempo, arriva Anna, un’amante del suo presunto amico. Riferisce ad Adriano Pappalardo che il defunto le aveva detto di aver lasciato una somma di denaro al cantante affinché si occupasse di lei e del loro bambino.




Michelle Hunziker – grazie alla collaborazione di un illusionista e di una contorsionista – finge di aver subìto una grave e invalidante disarticolazione delle gambe e del bacino. Sua figlia cade in preda al panico, poi lo shcerzo finisce.








Durante la Settimana della Moda di Milano dello scorso febbraio, la Lear voleva andare alla sfilata di Giorgio Armani. Ma l’autisa che doveva accompagnarla si è perso più volte, facendole perdere molto tempo.

La puntata si chiude con la chiacchierata tra Paolo Bonolis e Amanda Lear.

Era stata annunciata come un’edizione caratterizzata da scherzi complessi, “diabolici”, realizzati secondo sceneggiature cinematografiche.
In realtà, abbiamo visto scherzi del tutto paragonabili a quelli delle altre edizioni, nel complesso sostanzialmente ordinari sia nelle idee che nel loro sviluppo. Buona parte di quelli visti, tra l’altro, sono finiti in maniera brusca, raffazonata, lasciando una sensazione di debolezza e incompiutezza.