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Il bambino, otto anni, era stato lasciato dalla madre davanti alla sua scuola, dove però non è mai entrato. È stato trovato a circa quattro chilometri di distanza, a Santa Croce di Camerina, in un canalone di cemento nei pressi di un mulino abbandonato; a chiamare i carabinieri Orazio Fidone, un cacciatore che era uscito per aiutare nelle ricerche. Questi i fatti.
Al momento gli inquirenti, appurato che Andrea Loris sia stato ucciso, stanno vagliando l’ipotesi della pedofilia. È quanto dichiarato nella conferenza stampa di stamattina: la morte è avvenuta per asfissia, in quanto il bambino sarebbe stato strangolato; riguardo la violenza sessuale invece, non ci sono ancora prove sufficienti.
Immagini mostrate dalle telecamere di Pomeriggio Cinque. Eppure i servizi trasmessi non hanno esitato a parlare di Andrea come “ucciso da un orco“, nonostante l’ipotesi della pedofilia sia ancora tale e sia stato proprio lo stesso programma a riprendere la conferenza.
I servizi hanno sviscerato fino all’osso la tragedia vissuta dai genitori, inserendo le loro parole come scritte in sovraimpressione: dalla disperazione della madre al padre che mormora “ormai non c’è nulla da fare” al momento del riconoscimento del cadavere. Tutto mentre la voce fuori campo precisa che il corpo del bambino “è chiuso in una rete all’ospedale”, spingendo l’acceleratore quanto più possibile sull’emotività. Una pornografia che finge empatia con la vittima, ma la utilizza come mezzo di attrazione: un intrattenimento mascherato da informazione.
Nel frattempo Barbara D’Urso è collegata con “Peppino“, proprietario del mulino, a cui si rivolge in confidenza dandogli del tu. Ogni volta che deve nominare Andrea Loris lo chiama “creatura”, “creaturella” e ogni possibile derivato che finga vicinanza al dolore della famiglia. Non solo: “Peppino”, il cui nome all’anagrafe non viene menzionato, sostiene che è difficile vedere per caso un corpo vicino al mulino, visto che lì si trova un fitto canneto. La conduttrice ha “interrogato” a suo piacimento il testimone che non ha esitato a parlare e a spiegare tutta la sua giornata, spingendosi anche a fare delle ipotesi e esprimere persino dei dubbi.
Il dubbio dell’uomo è che il cacciatore non racconti la verità: Orazio Fidene dunque, di lui sì che nome e cognome vengono detti, potrebbe avere ancora molto da confessare.
Naturalmente Fidene è stato interrogato, ma non vi è niente di ufficiale riguardo la sua posizione, tranne che lui sostenga di essersi recato in quella zona spinto da una sensazione.
La D’Urso, come in una moderna favola dell’orrore, lo chiama per tutto il tempo “il cacciatore“, assegnandogli il ruolo di personaggio da muovere a proprio piacimento per spostare gli equilibri narrativi.
Terminato il primo segmento, data la linea al tg5, si passa con disinvoltura dalla cronaca nera a Carmen Di Pietro che agita la sua generosa scollatura.
Ma non è ancora finita. L’inviata continua ad essere sul posto: “Peppino” se ne è andato, ma siccome il cattivo della situazione può diventare anche una persona accusata ingiustamente, Pomeriggio 5 ha raggiunto la moglie del “cacciatore”: la donna per ora è convinta che il marito non abbia niente di cui giustificarsi.
Per la cronaca, la conduttrice chiude il collegamento promettendo che “Peppino” tornerà domani.