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Storie maledette, la puntata del 28 gennaio in diretta

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Viene contestualizzata la storia della protagonista della puntata. La vicenda si è svolta a Sciacca, in Sicilia. Ed ecco Celeste Saieva, che ora a 29 anni. Franca Leosini parla con lei del suo amore con Michele Cangialosi, l’uomo che poi ha ucciso nel 2009. Fuggì con lui a 14 anni, sposandosi a 18 e a 20 anni aveva già due figli. La donna descrive il loro rapporto: “Ero innamoratissima di lui“, dice.
Dopo alcuni anni insieme, il marito cominciò a picchiarla. Ciò è associato, seconda la moglie, al suo vizio del gioco. Anni di violenze, che allontanarano i due sposi, stando alle parole della giovane omicida. Spesso lo ha denunciato, ma non è riuscito a lasciarlo perché troppo impaurita e succube dell’uomo.
A 22 anni Celeste incontrò Nicola Piazza, instaurando una relazione dopo circa un mese. “Non l’ha fatto penare tanto a questo spasimante, eh!”, dice la Leosini. Piazza la conquistò “per la sua semplicità e per la sua umiltà”, dice Celeste. Una storia importante tra loro, quasi coetanei.
Il marito scoprì il tradimento di Celeste. “A lui non importava niente di me, quanto delle chiacchiere della gente“, afferma la donna. Secondo la Saieva, anche il marito non era fedele, lasciando intendere che portasse a casa uomini per sedurla.
Ciò nonostante, tra Cangelosi e Piazza si verificò una lite furibonda. Secondo un parente della vittima, quest’ultimo voleva uccidere il rivale in amore.
Il 21 aprile del 2009 improvvisamente il marito della Saieva sparì. La Leosini ricostruisce le ore precedenti l’accaduto insieme alla donna. Come sempre, litigarono e per questo non dormirono insieme. Il giorno dopo lui dovette andare in tribunale per un’aggressione subìta e la donna lo andò a prendere nel pomeriggio al lavoro, come faceva abitualmente. Lui però non c’era, non era andato a lavorare nè all’udienza dal giudice di pace.
Celeste non si meravigliò molto, perché il marito già altre volte era sparito. Poi però si accorse che in casa mancava del denaro e un borsone. A questo punto andò dai suoceri invitandoli a denunciare la sua scomparsa, che però le dissero di aspettare. Con l’avvocato la Saieva andò dai carabinieri ben 17 giorni dopo per sporgere denuncia.
Quando gli inquirenti cominciarono ad indagare, la Saieva cominciò ad addurre motivazioni poco convincenti circa la sparizione del marito. La Leosini commenta un po’ironicamente la cosa, evidenziando l’ingenuità della giovane. “Lei di castronerie ne ha fatto tante, una vagonata“, la bacchetta la conduttrice. A cominciare dal fatto di farsi vedere con Piazza a poco tempo dalla sparizione improvvisa del consorte.
Il primo a fiutare che Cangialosi potesse essere stato ucciso dalla donna fu il suocero, che in un interrogatorio espresse questa possibilità. Nei mesi successivi, Celeste andò dagli inquirenti per comunicar loro di avere una relazione con Piazza. “Lo feci per zittire le voci che circolavano“, afferma.
Celeste Saieva è stata condannata a 30 anni di reclusione per concorso in omicidio del marito. L’uomo, secondo i giudici, fu ucciso da Nicola Piazza (anche a lui 30 anni di carcere) insieme ad altri due uomini. La donna però si è sempre professata innocente.
“La sua storia sembra essere uscita da un romanzo di Camilleri“, dice la Leosini, coinvolgente con il suo eloquio forbito e il suo aplomb. La svolta nelle indagini si ebbe ad agosto nel 2009, quando un carabiniere della stazione locale venne a sapere notizie sulla scomparsa di Cangialosi da parte di 2 informatori.
Viene mandata in onda l’intervista al carabiniere in questione, che spiega con le sue parole quanto anticipato dalla presentatrice. La Leosini ha molto tatto nei confronti della donna, conscia di farle rivivere il suo dramma personale: “Mi costa farle ripercorrere l’accaduto, ma devo farlo“. Cangialosi sarebbe stato ucciso dal minorenne Giuseppe Bono mentre dormiva con un filo di ferro e la moglie di Cangialosi avrebbe aperto la porta all’omicida. Celeste Saieva ribadisce: “Non abbiamo ucciso noi Michele”.
Parla anche l’avvocato di Celeste Saieva, che dà ulteriori dettagli dell’accaduto, cercando di dimostrare le falle dell’indagine che ha portato alla condanna della sua assistita. Ciò su cui gli inquirenti hanno insistito per arrivare a formulare l’accusa nei confronti della donna sono state le fitte telefonate tra i due amanti la notte in cui il marito sarebbe stato ucciso.
Il corpo di Michele Cangialosi venne trovato nell’ottobre del 2009. A farlo ritrovare furono proprio i due giovani, Paolo Naro e Giuseppe Bono, che dissero di aver preso parte al delitto. Un altro elemento che fece aumentare i sospetti fu il fatto che il cadavere venne rinvenuto in un fossato di un terreno appartenente al padre di Nicola Piazza.
In un’intercettazione tra la Saieva e Piazza, quest’ultimo, quando seppe dalla madre del rinvenimento di un cadavere in un loro terreno, sembrò capire subito che fosse quello di Cangialosi. Gli inquirenti cominciarono ad aumentare i sospetti nei confronti dei due per la loro tensione, avvertibile nelle telefonate intercettate.
Secondo Celeste Saieva, i due giovani (Naro e Bono) che autoaccusandosi rivelarono le responsabilità della donna e di Piazza, hanno detto il falso. Le sue argomentazioni poggiano sulle risposte vaghe date, a suo dire, dai ragazzi durante gli interrogatori. Secondo altre testimonianze di cittadini del posto, sembra che Piazza stesse da molto tempo organizzando l’uccisione del marito della sua amante.
“Sarà paradossale, ma io adesso in carcere mi sento libera“, dice la donna. Il 1 novembre 2009 Celeste fu arrestata.
La donna si sfoga con la conduttrice: “Sto perdendo l’adolescenza di mio figlio, mi dò della fallita da sola perché non sono stata una buona figlia nè una buona madre. Alla fine di tutto, cosa mi resta? Chi è effettivamente la vittima e chi il carnefice?“, si domanda angosciata . Leosini: “La risposta deve trovarla nella sua coscienza. Nessuno di noi, io per prima, si può permettere di giudicare“.
“Non sono una persona cattiva che porta rancore, amo la vita, vivo di musica perché mi aiuta a spaziare con la mente. Vorrei solo capire qual è la prova provata che dica che io ho ucciso mio marito“, dice la donna, che continua: “Non mi può bastare la testimonianza di Bono”, che avrebbe confermato il coinvolgimento di Celeste nell’omicidio di Cangelosi.
Anche il suo avvocato dice che l’arresto è stato affrettato, definendo “inverosimile e contraddittoria” la testimonianza di Giuseppe Bono. Secondo il suo parere gli inquirenti avrebbero dovuto approfondire maggiormente il caso. Dice di aver segnalato alla magistratura una fonte che indirizzava l’omicidio verso altri soggetti, basandosi sulle cattive frequentazioni di Cangialosi.
“Senza il rito abbreviato, il processo sarebbe andato diversamente“, confida la Saieva. “Non ho mai minimamente pensato di fare del male a Michele, perché era lui era mio marito, il padre dei miei figli! Anzi, guai a chi me lo toccava“, ribadisce. Afferma che la sua famiglia l’ha sempre sostenuta anche nei momenti più duri. I genitori del marito, in un primo momento specialmente la suocera, la difesero. “Dal giorno alla notte, poi, da un momento all’altro, hanno preso le distanze“.
Celeste Saieva è da un anno e mezzo a Bollate. Prima è stata ad Agrigento, poi a Palermo. I suoi figli vengono a trovarla 2-3 volte l’anno. I figli ora vivono con i nonni materni.
La donna dice che da alcuni mesi dopo l’arrivo in carcere ha lavorato in varie mansioni. Ora si occupa del casellario. Lei apprezza che le è stata data almeno un’opportunità.
I rapporti con Nicola Piazza si sono interrotti: “Il senso di colpa che ho dentro ha spezzato il nostro rapporto“, dice. “Si è innamorato della persona sbagliata“, ammette. escludendo che l’allontanamento tra loro sia dovuto ai genitori di lui.
“Ogni cosa della mia vita mi ha dato qualcosa, nel bene e nel male. Se tornassi indietro non cambierei nulla, sicuramente ascolterei di più i miei genitori“. La Leosini le chiede se ricorda cosa ha provato quando ha visto per l’ultima volta Piazza: “Quando due persone si vogliono bene, non ci sono addii, ma solo un arrivederci“.
Termina qui Storie maledette. Prossima puntata giovedì 4 febbraio, sempre su Rai 3, alle 21.05.
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La Traviata film opera su Rai 3 dal capolavoro di Giuseppe Verdi in prima tv

Indice dei contenuti
L’Opera di Roma e Rai Cultura tornano a produrre un film-opera, questa volta del capolavoro di Giuseppe Verdi La Traviata. Il film opera è proposto in prima tv su Rai 3 venerdì 9 aprile alle 21.20.
La Traviata film opera su Rai 3
La Traviata segue lo straordinario successo televisivo e di critica del Barbiere di Siviglia di Rossini che sempre la terza rete aveva mandato in onda lo scorso autunno.
Protagonisti di La Traviata sono ancora Daniele Gatti, Direttore musicale del Teatro, e Mario Martone, che firma regia e scene.
Protagonista è Violetta Valery, interpretata dal soprano americano di origine cubana Lisette Oropesa, reduce dal successo televisivo di “A riveder le stelle”, che ha inaugurato la stagione della Scala. Accanto a lei il tenore Saimir Pirgu nel ruolo di Alfredo e il baritono Roberto Frontali nella parte di Giorgio Germont.
Il cast è completato da Anastasia Boldyreva nel ruolo di Flora e Roberto Accurso in quello del Barone Douphol.
Molti gli artisti di “Fabbrica”, lo Young Artist Program dell’Opera di Roma, a essere coinvolti nella produzione. Tra questi: Angela Schisano (Annina), Arturo Espinosa (Marchese D’Obigny) e Rodrigo Ortiz (Gastone), mentre Andrii Ganchuk sarà il Dottor Grenvil. In scena anche Michael Alfonsi (Giuseppe), Leo Paul Chiarot (un domestico) e Francesco Luccioni (un commissario).
Dichiarazioni di Mario Martone
Ecco la dichiarazione di Mario Martone sull’opera film
«Il barbiere di Siviglia e La traviata, in questa forma mista tra teatro, cinema e televisione, erano scommesse difficili, considerando i tempi strettissimi di ripresa. Sono riuscito a realizzarle grazie al coinvolgimento straordinario di tutte le persone di Rai Cultura e della squadra operativa di Napoli. La loro passione ha fatto scavalcare ogni ostacolo, e non era affatto scontato. È stato un vero coinvolgimento artistico e professionale, che spero apra anche nuove prospettive per il futuro».
Coro e allestimento
Il Coro dell’Opera di Roma è diretto dal maestro Roberto Gabbiani, mentre il Corpo di Ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, interpreta coreografie di Michela Lucenti.
Nel nuovo allestimento dell’opera di Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, i costumi sono firmati da Anna Biagiotti, mentre Pasquale Mari cura la fotografia.
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Via Crucis 2021: diretta del rito del Venerdì Santo, Papa Francesco da San Pietro

Indice dei contenuti
Venerdì 2 aprile Rai 1 e Tv 2000 hanno trasmesso, dalle ore 20:50, il Rito della Via Crucis 2021. Come è già accaduto lo scorso anno Papa Francesco non può tenere la celebrazione al Colosseo a causa della pandemia.
La tradizionale funzione pasquale si svolge infatti nuovamente nella cornice del Sagrato della Basilica di San Pietro.
Nel corso della commemorazione delle tappe che ripercorrono la Passione e la Crocifissione, il Santo Padre è supportato dal gruppo di Scout di Foligno e dai giovanissimi della parrocchia Santi Martiri dell’Uganda di Roma per recitare le meditazioni. Sono anche gli autori delle illustrazioni che introducono ogni tappa della Via Crucis.
Via Crucis 2021, Vespa introduce la diretta del rito del Venerdì Santo
La diretta del rito della Via Crucis 2021 viene introdotta da un breve speciale di Porta a Porta intitolato Il dolore e la Speranza. Bruno Vespa conduce dalle vie, spettrali, circostanti il Colosseo, che negli anni passati erano colme di fedeli per il rito pasquale. Il giornalista è affiancato da Flavio Insinna che introduce alcune storie incentrate sulla pandemia.
Sono presenti alcuni famigliari delle vittime del Covid ed alcuni medici che hanno affrontato in prima linea l‘emergenza sanitaria. Focus inoltre sulle attività di volontariato nei tempi del lockdown. Interviene anche Camilla Moccia, la celebre ristoratrice di Ostia diventata il simbolo della crisi che coinvolto il suo settore.
Via Crucis 2021, Papa Francesco da San Pietro
Papa Francesco svolge il rituale, per il secondo anno consecutivo, da Piazza San Pietro. Il rito della Via Crucis è introdotto dai versi tratti da una lettera scritta dai bambini per Gesù, che sono i protagonisti dell’evento 2021. Sono infatti assenti personaggi del mondo dello spettacolo che hanno partecipato negli anni passati.
La Via Crucis inizia con le prime due stazioni, Gesù è condannato a morte e Gesù è caricato della Croce. Dopo la lettura di alcuni passi tratti dal Vangelo di Luca, alcuni bambini spiegano gli insegnamenti che Gesù ha fornito attraverso tramite il suo esempio. Emergono temi come la solidarietà e l’amore per il prossimo.
Al termine di ogni tappa, i presenti in Piazza San Pietro recitano il Padre nostro in latino.
La terza stazione invece è denominata Gesù cade la prima volta, dal libro del Profeta Isaia, nel quale il Messia si è fatto carico delle sofferenze dell’umanità. La successiva è Gesù incontra sua Madre. Il racconto è tratto dal Vangelo di Giovanni.
La quinta stazione della Via Crucis
Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce è la denominazione della quinta tappa del rito della Via Crucis, dal Vangelo di Matteo. Simone di Cirene, soprannominato il Cireneo, presta il suo supporto a Gesù durante la salita al Golgota per la crocifissione. Qui i bambini recitano un monologo contro il razzismo.
La sesta stazione, dal libro di Isaia, è La Veronica asciuga il volto di Gesù. I bambini raccontano un episodio di vicinanza al prossimo. La tappa successiva è Gesù cade per la seconda volta nel quale il Messia appare sempre più stremato. I piccoli protagonisti narrano alcuni episodi di solidarietà tra pari.
Il Vangelo di Luca si occupa dell’ottava stazione, Gesù incontra le donne di Gerusalemme. Egli invita loro a riversare le lacrime per i propri figli anziché per lui, che sta continuando la salita con la Croce.
Via Crucis 2021, la nona stazione
Nella nona stazione Gesù cade per la terza volta (Vangelo secondo Luca), il Messia è quasi giunto alla vetta ma gli mancano le forze per proseguire il cammino. I bambini ed il Santo Padre dedicano spazio alla pandemia, che ha generato molta sofferenza per l’umanità.
In Gesù è spogliato delle vesti (Vangelo di Matteo), egli è stato posto sulla Croce. I soldati romani lo denudano e si dividono i suoi abiti. Una ragazzina spiega di aver donato delle bambole alle bambine più. E’ un esempio contro l’egoismo e sul desiderio di fare a meno del superfluo.
Nell’undicesima stazione Gesù è inchiodato alla Croce, tratto dal Vangelo di Luca, viene deriso dai soldati che lo invitano a dare dimostrazione di essere realmente il Re dei Giudei. Lo invitano infatti a salvare se stesso.
La dodicesima stazione, Gesù muore in Croce, racconta del Cristo morente che prima esalare l’ultimo sospiro si riferì al padre pronunciando: ” Nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Via Crucis 2021, le ultime stazioni
In Gesù è deposto dalla Croce, tredicesima stazione, Giuseppe chiede a Ponzio Pilato di avere il corpo del Cristo. Quest’ultimo ordinò ai propri uomini di esaudire la richiesta. Tratto dal Vangelo di Matteo.
Nella quattordicesima stazione, Il corpo di Gesù è posto nel sepolcro Giuseppe prende il corpo, lo avvolge in un lenzuolo pulito e lo conserva, appunto, nel sepolcro (Vangelo secondo Matteo).
Il monologo dei bambini nelle ultime tappe della Via Crucis è dedicato alla perdita dei famigliari a causa del Covid.
Terminata la commemorazione della Via Crucis Papa Francesco prega per tutti ma soprattutto per i bambini con la speranza che possano essere protetti dal Signore. Successivamente alcuni di essi raggiungono il sagrato per accarezzare la bianche vesti del Santo Padre.
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L’Odissea di Domenico Iannacone viaggio spiazzante nella disabilità mentale

L’Odissea è il film documentario di Domenico Iannacone che va in onda venerdì 2 aprile alle 21.20 su Rai 3. L’arrivo sul piccolo schermo della terza rete accade nella ricorrenza del Venerdì Santo e della Giornata Mondiale della consapevolezza dell’autismo, istituita dall’ONU. Si tratta di una serata evento.
L’Odissea Domenico Iannacone e il Teatro Patologico
A più di quarant’anni dalla legge Basaglia e dall’abolizione dei manicomi in Italia, il film-documentario di Domenico Iannacone compie un viaggio spiazzante nel mondo della disabilità mentale.
L’Odissea fa conoscere ai telespettatori con grande delicatezza le vite di Paolo, Fabio, Claudia, Marina, Andrea. Sono gli attori affetti da disagio psichico che animano il Teatro Patologico di Roma diretto da Dario D’Ambrosi che ne è anche direttore artistico. E’ stato fondato nel 1992 ed ha come obiettivo trovare un contatto tra il teatro e le gravi malattie mentali. Dal 2009 il Teatro Patologico ha la sua sede stabile in via Cassia 472 a Roma, dove apre la Prima Scuola Europea di Formazione Teatrale per ragazzi disabili psichici. Iannacone aveva già presentato il Teatro Patologico nel ciclo del programma Che ci faccio qui in onda nelle edizioni passate sempre su Rai 3.
Si tratta di un viaggio nel viaggio. Il racconto di una rappresentazione teatrale che diviene metafora dell’uomo moderno, costretto a combattere contro il destino avverso. Un destino che lo porta ad affrontare mille pericoli e superare continue sfide.
Il viaggio di Ulisse come quello dei ragazzi
Il legame tra L’Odissea ed il travagliato viaggio di Ulisse si rispecchia nel doloroso excursus dei ragazzi. Oltre alle sfide personali legate alle difficoltà della loro condizione, si sono trovati a subire ulteriori restrizioni e l’isolamento imposti dalla pandemia Covid-19.
Nel film-documentario, le vicende del racconto omerico s’intrecciano con le esistenze degli attori chiamati a rappresentarlo sulla scena, mettendo a nudo le insicurezze, gli sforzi e le difficoltà di realizzare una rappresentazione così ambiziosa.
Attraverso L’Odissea, Domenico Iannacone accende i riflettori su chi vive quotidianamente il dramma della malattia mentale. E racconta lo scontro continuo tra apparente fragilità fisica e forza interiore, tra sofferenza e speranza, tra caduta e rinascita. Il tutto in una suggestiva e illuminante riflessione su quanto in fondo sia labile il confine tra “normalità” e follia.
L’Odissea è un film-documentario di Domenico Iannacone con la regia dello stesso Domenico Iannacone e di Lorenzo Scurati. E’ prodotto da Hangar TV di Gregorio Paolini.
L’appuntamento è sulla terza rete di viale Mazzini il 2 aprile in prima serata, alle ore 21:20.
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