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Lo spettacolo della Politica

E’ l’ennesima dimostrazione di quanto i nostri connazionali si allontanino sempre più dalla politica, complice anche la pletora di talk show che invadono di inutili discorsi e di insulti continui e gratuiti, le loro abitazioni. Mettere alla berlina un uomo politico può anche aiutarlo, indirettamente, a conquistare una inaspetatta popolarità. Si riescono a trasformare oscuri peones, relegati nel cono d’ombra dei palazzi del potere, in protagonisti del mondo dello spettacolo. E’ accaduto con il senatore Antonio Razzi consacrato ad una “inconsapevole” notorietà dalle riuscitissime parodie di Maurizio Crozza.
Accadde anche in passato, con Maurizio Gasparri, immortalato nella perfida imitazione di Nerì Marcorè. E che dire delle innumerevoli parodie, molto spesso di analoga cattiveria, che hanno accompagnato per oltre cinquant’anni il percorso politico di Giulio Andreotti?
Adesso, però, la provocazione assume toni davvero preoccupanti. Non avere più fiducia che i partiti riescano ad indicare un nuovo personaggio, degno di salire sul più alto dei colli romani è mortificante. I giochini politici, le ipocrisie sottobanco, hanno stancato gli italiani, grandi fruitori di televisione. Meglio allora provocare fino alla fine e immaginare l’anziano Sabelli Fioretti che, il due giugno festa della Repubblica, riceve i cittadini nei giardini del Quirinale come Capo dello Stato. O magari affidare a Giancarlo Magalli le chance di un rinnovamento che, inizialmente, sembrava il massimo della contestazione. Ma subito dopo è arrivata la beffa delle beffe: Chef Rubio for President. E la credibilità delle istituzioni precipita vertiginosamente.
Vengono in mente due situazioni analoghe ma rappresentate differentemente: la prima su un set cinematografico, l’altra in una fiction. Ci riferiamo alla pellicola interpretata da Claudio Bisio “Benvenuto Presidente” e alla serie satirica “Il candidato” trasmessa da Rai3. Bisio, nel ruolo di un innocuo uomo della strada, si vede proiettato alla carica di Capo dello Stato a causa di un mancato accordo tra le forze politiche. Il personaggio rimanda a una situazione incredibile e fantasiosa. Medesimo discorso per Filippo Tini, protagonista de Il candidato: interpreta un ingenuo Pietro Zucca, surreale aspirante Premier, asssistito da un team spietato che, per raggiungere l’obiettivo non arretra dinanzi a nulla.
Il palcoscenico della realtà è stato ben più drammatico, come abbiamo avuto modo di constatare nel corso delle varie fasi che hanno portato all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Ultima constatazione, infine: votare, nel segreto dell’urna, personaggi come Sabrina Ferilli, Ezio Greggio, Francesco Totti, è ancor più mortificante. Purtroppo è’ sempre accaduto, nel corso degli anni. Ma sarebbe auspicabile che i rappresentanti delle istituzioni prendessero coscienza del proprio ruolo e si comportassero adeguatamente. Ovvero con coerenza e dignità, almeno nel segreto dell’urna.

L’ultima stagione televisiva è stata quella che, forse, ancor più delle precedenti, ne ha mostrato i molti segni di stanchezza.
Inaugurata a settembre con Politics-Tutto è politica, che nelle intenzioni avrebbe dovuto rinnovare il genere, si è invece conclusa non solo con la chiusura dello stesso Politics, ma anche de La Gabbia Open e L’Arena. Dopo mesi di confronti serrati, spesso litigi, sono caduti sul campo Gianluca Semprini, Gianluigi Paragone e Massimo Giletti: nessuno di loro tornerà alla conduzione dei propri programmi.
Una moria trasversale alle reti, alle declinazioni del genere, e persino ai risultati d’audience. A tal proposito infatti, va sottolineato che se lo share di Politics e La Gabbia languivano, quello de L’Arena insidiava e teneva testa alla domenica di Barbara D’Urso.
Negli anni i talk show si sono moltiplicati, spaziando attraverso politica, cronaca, attualità, intrattenimento. Grazie ai loro costi bassi sono state coperte prime e seconde serate, pensati i palinsesti: politici e ospiti in promozione, in studio senza compenso, hanno consentito di realizzare prodotti televisivi a budget ridotto. Ne è conseguita una pluralità di programmi presidiati a turno dagli stessi esponenti politici, opinionisti, giornalisti.
La stagione 2016-2017 ha inoltre segnato, definitivamente, il consolidamento di un nuovo trend. I segnali si erano già avuti in precedenza, ma è nei mesi scorsi che è divenuto realtà effettiva: si tratta dell’arrivo dell’intrattenimento nei talk politici. Perché se è vero che per le reti è conveniente produrli, è altrettanto vero che i risultati elettorali dimostrano quanto la contemporaneità sia caratterizzata da una forte sfiducia nei confronti dei nostri rappresentanti.
In un periodo in cui i partiti, o meglio la politica in generale, hanno perso credibilità, non si può certo contare sul loro appeal per tenere i telespettatori incollati davanti allo schermo. Per ovviare al problema perciò, si è cercato di puntare sui personaggi dello spettacolo: invitandoli a dare la propria opinione, oppure riservando loro un apposito segmento per sponsorizzare i lavori in uscita.
Matrix ha persino affidato una serata a Piero Chiambretti, che si è alternato a Nicola Porro. E Bianca Berlinguer con #Cartabianca ha ottenuto il picco di ascolti con Flavio Insinna, quando il volto di Rai 1 è arrivato nello studio di Rai 3 per difendere la propria immagine dagli attacchi di Striscia la notizia. Un dato indicativo, questo.
Data la loro convenienza economica, i talk show torneranno anche nella stagione al via a settembre. Inflazionati, ne sarebbe opportuno un ripensamento: la ridefinizione dovrebbe interessare sia i contenuti che il format, per evitare l’impressione di programmi uno fotocopia dell’altro.
In questo senso va citato come virtuoso l’esempio di Nemo-Nessuno escluso. Nato come programma di approfondimento, Nemo è riuscito gradualmente a conquistare telespettatori e guadagnarsi la riconferma: pur non essendolo in senso classico, gli autori vi hanno inserito alcuni elementi del talk, grazie alla presenza di ospiti e interventi mirati.
Di certo la soluzione non può essere quella attuale, che consiste nel prolungamento a notte inoltrata per racimolare briciole di share.
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