L’idea originale fu presa dal format americano del programma Jeopardy! La trasmissione, inizialmente, doveva chiamarsi Repentaglio, ma il titolo, fortunatamente, venne cambiato qualche giorno prima dell’inizio della trasmissione, grazie proprio a Mike Bongiorno. Autori del quiz erano Paolo Limiti e Ludovico Peregrini, che a causa dei suoi inevitabili dinieghi alle richieste di deroga dal regolamento, venne soprannominato “Signor No”.
La regia era di Piero Turchetti, co-autore del programma, che passò alla storia della televisione italiana grazie alla frase che Bongiorno usava per presentarlo: “Fiato alle trombe Turchetti!”.
La sigla di testa e le sigle di coda furono ideate e realizzate da Sandro Lodolo. Nella conduzione del quiz, il presentatore fu affiancato per tutte e cinque le edizioni da una giovane valletta italo- argentina, un volto nuovo per la tv: Sabina Ciuffini, studentessa universitaria di filosofia a Roma, la prima valletta “parlante” nella storia dei quiz di Mike Bongiorno. Fino al luglio 1970 il quiz fu registrato al Teatro delle Vittorie di Roma; con la ripresa, dal settembre 1970, il quiz si registrò negli studi della Fiera di Milano, con l’eccezione delle semifinali e delle finali del 1972 e poi del 1974, ospitate nel più capiente Teatro dell’Arte di Milano.
Il quiz ad ogni puntata, dove partecipavano, tre concorrenti, iniziava con le domande preliminari. Ogni concorrente rispondeva singolarmente a dieci domande preliminari su una materia da loro scelta. Ogni risposta esatta permetteva al concorrente di vincere 25.000 lire; se rispondeva esattamente a tutte e dieci andava in cabina con 250.000 lire.
Alla fase preliminare, prettamente introduttiva, seguiva la fase clou del gioco: i tre concorrenti, chiusi in tre cabine vicine, si sfidavano al tabellone elettronico, novità per quegli anni, scegliendo la materia della domanda cui rispondere ed il valore del premio per la risposta esatta.
Il valore dei premi, per ogni materia, andava dalle 10.000 lire alle 60.000 lire; al maggior valore del premio corrispondeva una maggiore difficoltà della domanda. Le sei materie oggetto del gioco, prescelte dagli organizzatori, variavano ad ogni puntata e spaziavano fra gli argomenti più disparati. Le categorie delle domande al tabellone riguardavano materie generalistiche, di attualità, di cultura, di cui più o meno tutti i concorrenti potevano conoscere qualcosa.
Particolarmente innovativo per il pubblico fu l’inserimento del “tabellone elettronico” di brevi filmati e diapositive ad introduzione delle domande.
Il gioco era reso particolarmente interessante dalla presenza sul tabellone di caselle più o meno favorevoli ai concorrenti: le caselle “jolly” che permettevano al concorrente che avesse selezionato la casella fortunata, di introitare il premio relativo a quella casella senza dover rispondere ad alcuna domanda; le caselle “Rischio” che consentivano al concorrente che le avesse scelte di poter puntare una cifra a sua scelta, da 100.000 a 1.000.000 di lire. In caso di risposta esatta la cifra si aggiungeva al suo capitale di gioco, in caso di risposta negativa gli sarebbe stata detratta, consentendo grossi colpi di scena, da modificare o capovolgere la classifica ed il montepremi dei tre giocatori.
Una volta esaurite le domande del tabellone, ogni concorrente doveva scegliere una busta in cui era contenuta la domanda finale sulla propria materia: su questa risposta il concorrente si giocava tutto il montepremi che aveva vinto durante la serata: se rispondeva esattamente raddoppiava tutto ciò che aveva accumulato nella puntata, se la risposta era errata perdeva tutto.
Tanti i concorrenti che parteciparono al Rischiatutto. Fra questi ricordiamo: la prima campionessa, Giuliana Longari, che rispondeva a domande sulla storia romana, il farmacista fiorentino Andrea Fabbricatore, Massimo Inardi, medico di Bologna, esperto di musica classica con la passione della parapsicologia, Ernesto Marcello Latini, il tabaccaio di Monte Porzio Catone, il subacqueo Enzo Bottesini.
Numerosissimi gli episodi che hanno fatto parte della mitologia della trasmissione: dalle audaci minigonne della valletta Sabina Ciuffini, dalle storpiature nella formulazione delle domande, causa di inevitabili polemiche fra conduttore e concorrenti, a momenti di intensità emotiva come l’attesa per la risposta alla domanda finale. Molte le gaffe di Mike Bongiorno. Passerà alla storia quella nei confronti della campionessa Longari, che avrebbe sbagliato una risposta mai formulata in realtà su L’uccello di fuoco di Igor Stravinskij (“Lei mi cade sull’uccello!”) fu una leggenda metropolitana.
Le cinque edizioni del telequiz furono seguite in media da 20 milioni di telespettatori.