Mica detto che il banchetto messo su con cibi poveri lasci insoddisfatti i commensali. Anzi, può capitare che tutti si alzino da tavola leccandosi i baffi, lodando l’estrosa cuoca e ripetendo il saggio adagio “necessità fa virtù”. E successa pressappoco la stessa cosa all’appena conclusa nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che l’anfitrione Marco Muller ha mandato in porto dribblando le difficoltà economiche dovute ai cordoni della borsa stretti da Campidoglio e Pisana e dagli stessi sponsor privati.
Il Festival Internazionale del Film di Roma, nona edizione e terza con la guida artistica di Marco Müller, cambia ancora una volta nome. Si chiama Festa, tornando così alle origini, quando la coppia Veltroni-Bettini inaugurò la kermesse cinematografica che mise in ansia quelle di Venezia e Torino. Niente paura, il Festival- Festa non ha nociuto ai red carpet del Nord, si è distinto per il clima pop delle sue passerelle, popolate di giovani affamati di autografi, senza troppe pretese sul programma di proiezioni offerte.