Il piccolo schermo può rivivere su carta. Non ci riferiamo alle analisi di critici televisivi impegnati a sembrare brillanti sulle pagine di riviste e quotidiani, ma alla nona arte: il fumetto.
Non è raro infatti che tv e fumetto si incrocino. Sulle pagine di Topolino ad esempio, i casi abbondano: sono stati “paperopolizzati” Fiorello e Fabio Fazio, “topolinizzato” Montalbano. Ma sono solo alcuni tra i tanti, tantissimi, che negli anni si sono trasformati in abitanti di Paperopoli o Topolinia: Jovanotti e Saturnino Celani, Vasco Rossi, Aldo Giovanni e Giacomo, Giovanni Allevi, Mina.
È stato proiettato in anteprima questa mattina al Roma Fiction Fest Animeland-Racconti tra manga, anime e cosplay, documentario di Francesco Chiatante che analizza come l’animazione giapponese e i manga abbiano influenzato l’immaginario degli italiani.
A partire dagli anni ’70 infatti, prima sulle reti locali poi su quelle nazionali, il piccolo schermo è stato invaso dalle produzioni nipponiche: robottoni, maghette, sportivi dalle immani sofferenze atletiche, hanno importato in Italia la cultura del Sol Levante. Le divise scolastiche alla marinara, la fioritura dei ciliegi, guardare i treni passare come momento di riflessione, hanno segnato intere generazioni: gli anime sono entrati di prepotenza nella formazione culturale dei bambini e adolescenti che sarebbero diventati adulti.