La versatilità di Ugo Gregoretti – regista di teatro, opera e tv, oltre che giornalista e scrittore – risale al suo esercizio di lettore bambino. E a ciò che leggeva. “Sa – dice l’ironico intellettuale romano – furoreggiavano negli anni Quaranta le enciclopedie per ragazzi. La mia si chiamava Il Tesoro, edita da quel monumento della divulgazione che era la Utet. Alle discipline più svariate che dovevano concorrere alla formazione dei giovani univa un’antologia letteraria. Lì ho imparato a conoscere le fiabe di tutto il mondo: Le Mille e una notte, quelle russe, tedesche e del resto dell’Occidente. Quel mondo favolistico mi nutriva. La mia amata Utet poi fornì agli adolescenti altre collane di letteratura classica distinta per età: dieci, undici, dodici anni. Erano riduzioni tanto efficaci e ben scritte che in molti casi hanno esaurito la mia voglia di leggere l’originale. Diciamo che si presentavano già compiute così”.
Da oggi il nostro sito inaugura una serie di interviste dedicate esclusivamente al rapporto tra i personaggi della tv e il mondo della letteratura. Vogliamo conoscere più profondamente attori, conduttori, giornalisti televisivi, e raccontarne la loro “educazione alla lettura” attraverso i libri che hanno segnato le varie fasi della loro vita. Il primo personaggio che incontriamo è Lando Buzzanca.
La filmografia di Buzzanca è più lunga di un rosario: novanta film per il grande schermo, dodici per la televisione, ma qui i set si decuplicano, perché l’attore siciliano, anzi il mattatore, è stato protagonista di fortunate serie, come l’ultima, “Il restauratore”, andata in onda per tre stagioni, dal 2012 al 2014. Ma Buzzanca Lando, di Palermo, classe 1935, figlio d’arte (erano attori il padre e lo zio) si è formato sul palcoscenico teatrale, in quella blasonata Accademia Sharoff, della quale adesso è presidente onorario. E dell’attore teatrale ha la statura morale e il carisma, che gli hanno per esempio suggerito, lui che si era affermato sul grande schermo con commedie nelle quali sosteneva spesso il ruolo di maschio siculo, di rifiutare i filmetti scollacciati e volgari degli anni Ottanta.