Abbiamo visto la fiction “Trilussa, storia di amore e di poesia”. La vera grande interpretazione , nella miniserie in due puntate, in onda l’11 e il 12 marzo, è quella della città di Roma. Attrice perfetta e onnipresente, la città recita la sua parte dell’inizio alla fine con maestosità e commovente partecipazione.La Capitale, infatti, è grande protagonista della fiction. La Roma, vista nei suoi vicoli caratteristici fortunatamente ancora integri, tra stradine e trattorie, desta nel telespettatore italiano la sensazione malinconica di un mondo che, fortunatamente, sotto molti aspetti, solo in parte è perduto.
La puntata di Domenica live, del tre marzo ha riproposto una lunga intervista a Michele Misseri. La conduttrice era in collegamento con il famigerato “zio Michele” e gli ha fornito la possibilità di sviscerare l’ennesima versione dei fatti su quanto sta emergendo dal processo in corso per l’uccisione della piccola Sara Scazzi. Il telespettatore si è trovato di fronte ad una vera e propria sorpresa da parte del contenitore di Canale 5. Domenica live ha fatto una scelta che la dice lunga su quanto la rete consideri importante la corsa agli ascolti. In nome dell’Auditel si è accantonata qualsiasi considerazione di ordine etico e morale.
Finalmente una trasmissione dedicata interamente alla strage di donne, meglio nota come “Femminicidio“. Finalmente un’inchiesta precisa e dettagliata che ha attraversato tutta l’Italia, senza falsi sensazionalismi, ma col senso del rigore e della puntigliosa ricostruzione dei fatti. E’ stato possibile grazie alla puntata recente di Report. Riccado Iacona, domenica sera, ha mostrato la realtà nuda e cruda, il dramma che sta decimando donne giovanissime per mano di compagni, amanti, mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati. Un esercito di uomini armati ha letteralmente colpito al cuore donne indifese, colpevoli soltanto di non essersi ribellate in tempo utile per salvarsi la vita
Arriva questa sera su Rai1 la fiction Volare che racconta la vita personale e professionale di Domenico Modugno. Nel ruolo del cantautore pugliese c’è Beppe Fiorello. La miniserie, in due puntate, si conclude domani sera con la vittoria di Modugno al Festival di Sanremo del 1958, proprio con il motivo Volare. Abbiamo visto in anteprima la fiction e vi raccontiamo le nostre impressioni.
Calato il sipario sulla 63esima edizione del Festival di Sanremo, consegnato il vincitore Marco Mengoni, alla storia della kermesse, è tempo di consuntivi e di riflessioni. Innanzitutto: il coro osannante che si è levato da ogni parte all’indirizzo dei conduttori e dell’organizzazione, mette in evidenza un’unica nota stonata, la performance di Maurizio Crozza nella prima serata. Tutto il resto è stato magnifico, innavativo, popolar chic, rivoluzionario nella tradizione. Sarà proprio così?
Esecuzioni spesso discutibili, siparietti oramai obsoleti tra Fazio e la Littizzetto, ruolo quasi marginale, a livello spettacolare della Giuria di qualità. E tempi morti che, venerdì si sono troppo allungati, con scelte sbagliate di posizionamenti in scaletta. Questa in sintesi, la sensazione scaturita dalla quarta serata de 63esimo Festival di Sanremo, nonostante i dati di ascolto che assegnano al venerdì festivaliero 11.538mila spettatori e il 48,17% di share.
Salvo qualche guizzo, tutto il resto è noia. Questo il giudizio sulla seconda serata del Festival di Sanremo. I guizzi sono stati rappresentti da pochi momenti spettacolari tra cui la partecipazione di Asaf Avidam e l’esibizione di Elio e Le Storie Tese. Ha deluso la presenza della modella israeliana Bar Refaeli che ha battuto tre colpi su una batteria, ha cambiato un paio di abiti, ha pronunciato qualche parola, sfoggiando splendidi ma costosi sorrisi. Per non parlare di Carla Bruni.
La prima serata della 63esima edizione del Festival ha conquistato il 48,3%di share. La media tra la prima e la seconda parte è stata di di 12.969mila spettatori. Un risultato in linea che le ultime edizioni, gratificato da una totale assenza di controprogrammazione da parte di Mediaset e La7. Al risultato hanno contribuito anche la discreta qualità delle canzoni e la curiosità della contestazione a Maurizio Crozza. Ma sono stati compiuti molti errori di valutazione nella serata d’esordio. Ecco quali sono a nostro parere. Il primo errore consiste nella sbagliata scansione dei tempi che si sono prolungati all’infinito, rendendo troppo spesso noiosa la serata e mettendo in secondo piano le canzoni. Il secondo, drammatico, errore, lo ha fatto Maurizio Crozza la cui vena satirica è distante anni luce dalla visione tradizionalista e provinciale dei telespettatori che seguono il festival. Tutto questo avrebbero dovuto comprenderlo sia Fazio e la Littizzetto, sia l’entourage festivaliero, sia lo stesso Crozza, sia, non ultimo, il direttore di Rai1 Giancarlo Leone.
L’elemento interessante di Italia domanda dovrebbe essere il confronto dialettico tra i candidati. Come accade in qualsiasi programma in cui vengono invitati i partecipanti di differenti schieramenti politici. Invece la trasmissione voluta da Mediaset e in onda su Canale 5, in occasione delle elezioni, non è riuscita a conquistare le simpatie del pubblico. E non parliamo solo degli indici di ascolto. Sono i contenuti e le atmosfere del talk show che non riescono a interessare il telespettatore e limitano il coinvolgimento della platea televisiva.
Il fine vuol essere positivo: raccontare storie di ragazzi che cercano il riscatto dalla propria condizione attraverso la musica impegnata. Poichè la vicenda raccontata in “Tutta la musica del cuore” è ambientata in un piccolo paese del Sud, identificabile con Monopoli, la speranza della vigilia sembrava fondata: finalmente, la fiction Rai riesce a dare un valido contributo alle realtà meridionali, trattandole al di fuori dei soliti stereotipi di camorra e malaffare. Invece non è andata così, nonostante il buon risultato d’audience agguantato dopo la prima puntata: 5.777mila spettatori e il 20,78% di share. Già dalla seconda c’è stato un leggero calo di share, il 20,02% con il medesimo numero di seguaci.