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Pasolini, il corpo e la voce, dalla Festa del Cinema di Roma a Rai1

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Esce dalle Teche Rai questa intervista del giornalista superstar all’intellettuale marxista. Ed è uno dei materiali riproposti in un documentario di 60 minuti presentato oggi in anteprima mondiale nell’ultima giornata della Festa del Cinema di Roma. Si intitola “Pasolini, il corpo e la voce” ed è firmato da Maria Pia Ammirati, che delle Teche Rai è direttrice, dal critico letterario Arnaldo Colasanti e dal regista Paolo Marcellini.
Un ricordo dell’intellettuale ammazzato 40 anni fa all’Idroscalo di Ostia, una tessera dell’omaggio alla sua figura che la Capitale compone insieme con un altro docu passato alla Festa, “La voce di Pasolini” di Matteo Cerami e Mario Sesti, e, tra gli altri, uno spettacolo teatrale all’India con la voce di Giovanna Marini. E peccato che sarà trasmesso in tardissima serata da Rai Uno: alle 23,30 del 1° novembre a cura di Speciale Tg1.
Il film alterna interviste a Pasolini a brani dei suoi film e dei documentari da lui girati, alcuni anche come “appunti” a sue sceneggiature. Immagini in bianco e nero, com’era la tv degli anni Settanta, e come era ancora molto cinema di Pasolini, che rimandava anche con questa scelta stilistica a un mondo preindustriale, senza orpelli. Ecco i bambinetti delle borgate. Camminano sullo sterrato in mutandine e sandaletti, mentre le madri hanno steso i panni su un filo che corre da una baracca all’altra. Ecco Sergio Citti che fa a botte con tipi in canottiera bianca, una scena di “Accattone”: “Semo tutti ‘na massa de disgraziati, semo omini finiti, ce scartano tutti! Noi valemo giusto se c’avemo mille lire in saccoccia, sennò nun semo niente. Pure in galera nun ce ponno vede, a noi…”.
Pasolini è il cantore degli umili, di quelli che al massimo, dice in un’altra intervista, “hanno fatto la quarta elementare. Un analfabeta ha una certa grazia che poi si corrompe, quando diventa più colto”. E ancora: “Il passaggio dall’era contadina a quella tecnologica ha fatto sparire il bisogno della famiglia. Non si educano più i figli a essere buoni, ma ad essere buoni consumatori”.
Con l’evidenza del corpo di Pasolini, quella faccia scavata, con gli occhiali scuri, col cappotto lungo, i pantaloni a zampa di elefante e i capelli alzati dal vento delle dune di Castel Porziano, con la cravatta e il vestito nero nel salotto di casa, abbronzato e in camicia denim in un altro incontro in tv o in automobile mentre segue sulla carta geografica il percorso in Palestina verso la Montagna delle Beatitudini…
Con l’evidenza del suo corpo e della sua voce, insomma, il poeta di Casarsa reifica i nodi del suo pensiero. Che la regia ribadisce inserendo tra un fotogramma e l’altro le affermazioni fondamentali, i punti fermi di certe sue battaglie, come usciti direttamente dalla sua “Lettera 24” e trasmigrati poi in articoli di giornali. Sugli scrittori: quelli italiani “dovrebbero anzitutto imparare a memoria Letteratura e vita nazionale di Gramsci e poi smettere di considerare la cosa più importante del mondo il tozzo di pane per la famigliola”.
Sul teatro, allorché dopo un periodo di malattia scrive in due anni sei drammi: “Sia il teatro della Chiacchiera che il teatro del Gesto sono due prodotti della stessa civiltà borghese. Essi hanno in comune l’odio per la Parola”. Sullo sviluppo che “vuole la produzione smodata dei beni superflui, mentre il progresso vuole la produzione di beni necessari”. Sul sesso: “Il Sesso oggi è la soddisfazione di obbligo sociale, non il piacere contro gli obblighi sociali”.
Sulla tolleranza: “E’ falsa, perché in realtà nessun uomo ha dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore. L’ideale di un giovane di oggi, poi, è l’edonismo”.
Pasolini intervistato da Enzo Biagi
Del cineasta Pasolini emergono poi due rari documenti, nei quali chiede aiuto per sue sceneggiatore. Accade per “Il Vangelo secondo Matteo”, allorché interpella Lucio S. Caruso della Pro Civitate Christiana di Assisi e lui lo consiglia di vivere prima i territori di Palestina e poi, con le orme nel cuore, di riprodurli sul set. E accade in “Appunti per un film sull’India”, del 1969, nel quale si rivolge a un gruppo di intellettuali indiani. Un mondo, il Terzo Mondo, che lo affascina, come quello della Roma sottoproletaria scoperta negli anni Sessanta e spiegata così a un naif Ninetto Davoli: “E’ il mondo nel quale la gente lavora ma non ci sono industrie. Come l’Africa, l’Asia. E che io, arrivato dal Friuli come figlio di papà, non conoscevo”.
Già, figlio di papà. Enzo Biagi affonda il coltello nella piaga domandando a Pasolini come fossero i rapporti con il padre: “Difficile parlarne quando sono drammatici e mi hanno reso altrettanto drammatico il confronto con tutto ciò che è paterno, come lo Stato”. Ma lei soffrì del disaccordo tra i suoi genitori, a differenza di suo fratello, continua l’intervistatore, che non la nomina ma gira subdolamente attorno all’omosessualità dello scrittore. Il quale replica: “Mio fratello non ne soffrì più di tanto, per me fu una tragedia. Lui poi divenne partigiano armato. Io invece divenni partigiano ideologico”.
Infine l’identikit più autentico di se stesso: “Il momento fondamentale del mio carattere è elegiaco e gaio, se potrei dire…mozartiano. Ma non riesce a manifestarsi perché dopo esce fuori la mia angoscia, l’ideologia. Ho cercato di esprimerlo con Uccellacci Uccellini, ma subito sono stato sopraffatto”.
Gli ultimi spezzoni sono il buio, una sagoma nell’ombra, i fari misteriosi di automobili. E sulla cremazione di un corpo indiano l’orazione di Moravia al suo funerale: “Sarà uno dei tre, quattro grandi poeti del nostro secolo. E un poeta è sacro. Ha creato la poesia civile di sinistra, è stato romanziere dei ragazzi di vita capace di osservazione realistica ma anche di soluzioni linguistiche, è stato un grande regista. Un uomo profondamente buono, mite, gentile, che odiava la violenza…”. Nell’intervista postuma, titolata Siamo tutti in pericolo su La Stampa dell’8 novembre 1975, la premonizione di Pier Paolo: “Questo è un paesaggio diverso. Qui c’è la voglia di uccidere. E questa voglia ci lega come fratelli sinistri di un fallimento sinistro di un intero sistema sociale…Ecco il guaio, ho già detto a Moravia: con la vita che faccio io pago un prezzo. E’ come uno che scende all’inferno. Ma quando torno – se torno – ho visto altre cose, più cose”
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Ulisse il piacere della scoperta 21 aprile: Viaggio nell’Antica Roma

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Mercoledì 21 aprile torna in prima serata su Rai 1 Ulisse- Il piacere della scoperta con Alberto Angela. Sono previste quattro nuove puntate ed uno Speciale sui cambiamenti climatici con la partecipazione di Piero Angela.
Il primo appuntamento è dedicato al Natale di Roma. Oggi infatti si celebra l’anniversario della sua fondazione che è avvenuta nel 753 a.C.
Ulisse il piacere della scoperta 21 aprile, Mausoleo di Augusto, Ara Pacis
La prima tappa del viaggio nell’Antica Roma è il Mausoleo di Augusto, che riapre al pubblico dopo 14 anni. Risale al 1 secolo a.C. e si è sottoposto ad un lungo periodo di restauro per salvaguardare la struttura. Attraverso ricostruzioni grafiche inedite il conduttore inoltre ne illustra l’aspetto originario.
Il Mausoleo rappresenta la tomba circolare più grande al mondo con il suo diametro di 87 metri. Il monumento funerario custodisce la tomba del Fondatore dell’Impero Romano.
Alberto Angela si sposta successivamente all’Ara Pacis, l’altare commissionato da Augusto nel 9 a.C.. E’ dedicato alla Pace, alle vittorie dell’Imperatore ed è il simbolo dell’inizio della Roma Imperiale. Oggi l’omonimo museo accoglie numerose mostre d’arte che si alternano nel corso dell’anno.
Il viaggio prosegue a Villa Caffarelli; risalente al Cinquecento. Si trova accanto al Campidoglio ed ospita le 90 opere che fanno parte della Collezione Torlonia. E’ una delle collezioni private più antiche del mondo e riapre ai visitatori dopo settant’anni. Qui è possibile ammirare busti, sarcofagi e statue che sono appartenute alle famiglie patrizie romane.
Il Colosseo, il Palazzo Imperiale, la Colonna Traiana, il Pantheon
Nella puntata del 21 aprile Alberto Angela visita anche il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio. E’ il più grande anfiteatro esistente ed è Patrimonio dell’Unesco. I lavori di realizzazione sono iniziati nel 71 d.C. sotto l’Impero di Vespasiano. Ma è stato poi inaugurato dall’Imperatore Tito nove anni dopo.
La tappa successiva è invece il Palazzo imperiale di Domiziano. Era il centro politico della città ed è costituito da 3 aree distinte. Sono la Domus Flavia, Domus Augustana e lo Stadio Palatino. Nella prima avvenivano gli incontri tra i rappresentati politici mentre la seconda era la residenza privata degli imperatori. Lo Stadio Palatino invece era il luogo dedicato alle attività ricreative e sportive.
Focus anche sulla Colonna Traiana, alta 4 metri ed eretta nel 313 d.C.. Su di essa sono rappresentate le fasi della guerra che hanno portato L’Imperatore Traiano a conquistare la Dacia, l’attuale Romania. Il conduttore si reca poi al Pantheon che è stato realizzato tra il 118 ed il 125 d.C. per volere dell’Imperatore Adriano. Sorge sulle ceneri dell’edificio di Agrippa che è distrutto da un incendio nell’80 d.C.
Alberto Angela, infine, mostra ai telespettatori le fedeli ricostruzioni digitali dei volti degli Imperatori. Li ha realizzati l’artista canadese Daniel Voshart che li ha riprodotti in 3D nei minimi dettagli.
Gli altri appuntamenti di Ulisse il piacere della scoperta
Nella puntata in onda il prossima 28 aprile Alberto Angela racconta la storia di Enrico VII ed Anna Bolena ed omaggia Gigi Proietti.
Il 5 maggio invece si occupa della storia della Civiltà Etrusca mentre il 12 si sofferma sulle figure di San Francesco e Santa Chiara. Mercoledì 19 maggio, infine, Alberto e Piero Angela dedicano la puntata all’ambiente.
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Via dei matti n° 0 anticipazioni settimana dal 12 al 16 aprile 2021

Torna su Rai 3 Via dei matti n 0 con una nuova settimana di appuntamenti che iniziano lunedì 12 aprile e si concludono venerdì 16 aprile: primo ospite Rocco Papaleo.
Il programma è condotto da Stefano Bollani e Valentina Cenni. Va in onda ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 20:20 alle 20:45 per un totale di 25 minuti. Una vera e propria striscia quotidiana in cui la musica è padrona assoluta.
Via dei matti n 0: Rocco Papaleo ospite del 12 aprile
Il primo ospite di Via dei matti n° 0 è Rocco Papaleo, attore, regista, scrittore e showman italiano. Molti i film al suo attivo e l’artista è stato recentemente nel cast della pellicola Tutti per 1 – 1 per tutti con la regia di Giovanni Veronesi.
Papaleo è stato tra i conduttori del Festival di Sanremo nel 2012. Mentre ha gestito il Dopofestival nel 2019 con Anna Foglietta.
Martedì è la volta di Leila Shirvani, violoncellista italiana di origine anglo-persiana nata a Roma nel 1992. È figlia d’arte in quanto è stata educata alla musica dai suoi genitori, entrambi violoncellisti. Leila ha una sorella, Sara Shirvani, che suona il pianoforte.
Mercoledì arriva nel salotto di Stefano Bollani e Valentina Cenni, Fabio Concato. All’anagrafe Fabio Bruno Ernani Piccaluga è un cantautore italiano, uno dei nomi più importanti del panorama della musica italiana.
Il 7 dicembre del 2020 l’artista ha ricevuto come onorificenza l’Ambrogino d’Oro per aver devoluto in beneficenza i proventi di una sua canzone. Si trattava del singolo L’umarell scritto durante la pandemia nel 2020.
Nel penultimo appuntamento sono protagonisti Vincenzo Vasi e Valeria Sturba. I due musicisti che lavorano con Vinicio Capossela sono protagonisti di una forma musicale chiamata l’elettro-dadaismo. Un concetto che hanno evidenziato anche nel loro nuovo disco “Elettromagnetismo e libertà“.
L’ultimo ospite della settimana, ovvero di venerdì 16 aprile 2021, è Ornella Vanoni che torna di nuovo nella casa di Via dei matti n° 0 dopo una sua iniziale presenza. L’artista ha recentemente pubblicato il suo ultimo album di inediti dal titolo Unica. Duetta con Stefano Bollani. Previste anche interazioni non musicali.
Lo spirito del programma
Via dei matti n 0 propone ogni giorno un argomento diverso, ma sempre legato alla musica. Bollani e Valentina Cenni trovano un pretesto per parlare e far parlare di musica tutti i loro ospiti, anche se non sono cantanti e musicisti. Perché la musica è follia ed è anche cura dell’anima, dicono i due conduttori.
La caratteristica del programma è rappresentata dalla leggerezza propria di Bollani chi è unita ad una certa simpatica ironia. In questo modo il padrone di casa insieme a sua moglie riesce a miscelare sapientemente, con stile, la musica colta e quella popolare.
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La Traviata film opera su Rai 3 dal capolavoro di Giuseppe Verdi in prima tv

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L’Opera di Roma e Rai Cultura tornano a produrre un film-opera, questa volta del capolavoro di Giuseppe Verdi La Traviata. Il film opera è proposto in prima tv su Rai 3 venerdì 9 aprile alle 21.20.
La Traviata film opera su Rai 3
La Traviata segue lo straordinario successo televisivo e di critica del Barbiere di Siviglia di Rossini che sempre la terza rete aveva mandato in onda lo scorso autunno.
Protagonisti di La Traviata sono ancora Daniele Gatti, Direttore musicale del Teatro, e Mario Martone, che firma regia e scene.
Protagonista è Violetta Valery, interpretata dal soprano americano di origine cubana Lisette Oropesa, reduce dal successo televisivo di “A riveder le stelle”, che ha inaugurato la stagione della Scala. Accanto a lei il tenore Saimir Pirgu nel ruolo di Alfredo e il baritono Roberto Frontali nella parte di Giorgio Germont.
Il cast è completato da Anastasia Boldyreva nel ruolo di Flora e Roberto Accurso in quello del Barone Douphol.
Molti gli artisti di “Fabbrica”, lo Young Artist Program dell’Opera di Roma, a essere coinvolti nella produzione. Tra questi: Angela Schisano (Annina), Arturo Espinosa (Marchese D’Obigny) e Rodrigo Ortiz (Gastone), mentre Andrii Ganchuk sarà il Dottor Grenvil. In scena anche Michael Alfonsi (Giuseppe), Leo Paul Chiarot (un domestico) e Francesco Luccioni (un commissario).
Dichiarazioni di Mario Martone
Ecco la dichiarazione di Mario Martone sull’opera film
«Il barbiere di Siviglia e La traviata, in questa forma mista tra teatro, cinema e televisione, erano scommesse difficili, considerando i tempi strettissimi di ripresa. Sono riuscito a realizzarle grazie al coinvolgimento straordinario di tutte le persone di Rai Cultura e della squadra operativa di Napoli. La loro passione ha fatto scavalcare ogni ostacolo, e non era affatto scontato. È stato un vero coinvolgimento artistico e professionale, che spero apra anche nuove prospettive per il futuro».
Coro e allestimento
Il Coro dell’Opera di Roma è diretto dal maestro Roberto Gabbiani, mentre il Corpo di Ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, interpreta coreografie di Michela Lucenti.
Nel nuovo allestimento dell’opera di Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, i costumi sono firmati da Anna Biagiotti, mentre Pasquale Mari cura la fotografia.
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