Per Carlo Conti – conduttore insieme a Ludovica Caramis – era già l’ora di trovare la soluzione ad un avvio piuttosto tiepido del programma. Al di là degli ascolti inferiori alle aspettative, la prima puntata aveva mostrato qualche debolezza. In molte fasi, lo show era parso spento e poco incisivo, con esibizioni davvero troppo scialbe anche solo per far sorridere i telespettatori.
È andata meglio nella seconda puntata, grazie ad alcune trovate in grado di dare maggiore vivacità e dinamicità allo show. Lo stesso Carlo Conti si è dimostrato più pimpante e capace di condurre lo spettacolo verso lidi migliori, nonostante una certa prevedibilità. Restano alcuni nodi di fondo da sciogliere sulla difficoltà della formula de La Corrida di continuare a divertire come ha fatto per decenni.
Di seguito, potete ripercorrere la diretta della seconda puntata.
In apertura, Carlo Conti e Ludovica Caramis salutano il pubblico e leggono il giuramento di rito, che chiama i concorrenti ad accettare le regole sopra le righe del programma.


Prima dell’esibizione si lascia andare ad una sequela logorroica e martellante di aneddoti sulla carriera di Pippo Baudo. Il pubblico già rumoreggia, ma tutto sommato si diverte di fronte a questo personaggio alquanto strambo.

Al semaforo verde, dal pubblico arrivano rumoracci assordanti.
Dopo di lei, Giuseppe Petrucci, 72enne di Camaiore (Lucca), che non esita a definirsi un tombeur de femmes, “Il trapano d’oro della versilia”, per usare le sue parole.
È un rumorista e per non smentirsi, come prima cosa, riproduce i versi di due gatti durante un “approccio amoroso”. Poi passa agli uccelli: cuculo, tortora, civetta, piccione. Di certo non un granché, anche lui punta solo sulla simpatia.

Canta “(You make me feel like) A natural woman” di Aretha Franklin. Bravino per essere un dilettante e riceve applausi e standing ovation dal pubblico.

Questa sera si esibiscono con una sorta di coreografia ideata da loro su un twist. Il pubblico si divide tra applausi e campanacci, ma sostanzialmente apprezza.

Prova a suonarlo sulle note di una canzone popolare calabrese, ma è evidentemente un disastro. Tutto è incentrato sull’ilarità che – almeno nella testa del concorrente – dovrebbe suscitare nel pubblico il meccanismo della percussione, posizionato ad altezza pube.

Momenti come questo, che stanno coinvolgendo sia il Maestro Pirazzoli, sia Ludovica Caramis, oltre al pubblico, sono un chiaro tentativo di dare più brio allo spettacolo, rompendo la successione cadenzata e senza intermezzi delle esibizioni. Missione tutto sommato compiuta.

Si torna alle esibizioni con Giose Angelo Catalano, autotrasportatore 52enne dalla provincia di Lecco. Indossa una parrucca bionda perché impersona Anestesia, la versione parodiata e caricaturale della pop-star statunitense Anastacia.
Ama cantare le canzoni in inglese, storpiando le parole. Stasera canta insieme ad un cartonato di Eros Ramazzotti (a cui presta la voce Antonio Mezzancella di Tale e Quale Show), perché si cimenterà col brano “I belong to you”, un grande successo del 2005 interpretato dal cantautore romano proprio insieme ad Anastacia.
Settima concorrente: Rosa Bonomo da Napoli. È una casalinga appassionata di musica italiana, dice di conoscere centinaia di canzoni.
Loquace e alquanto stramba, inscena un siparietto con Carlo Conti insieme al Maestro Pirazzoli (al quale dice che le ricorda persone defunte). Infine, si lascia andare: “Ma Michele Cucuzza che fine ha fatto? È più bello!”.
La canzone che prova a cantare è “Io ho in mente te” degli Equipe ’84. Viene sommersa dal baccano, ma qualche applauso trapela. Lei dice che il pubblico no l’ha capita, ma è contenta perché era la prima volta che si esibiva, la prima in tv e la prima esperienza con un’orchestra.
Segue Mattia Mantovani, 24enne da Goro (Ferrara). Allevatore di vongole e altri molluschi, fa anche il cubista in discoteca.





Canta, se così si può dire, “Trazim trazum”, un suo brano scritto anche coniando verbi e parole di sua fantasia.
L’undicesima concorrente è Maria Briolotta da Collegno (Torino). Suona la fisarmonica e ne possiede una vecchia 75 anni – regalatale dal padre – con cui ora suonerà un medley di musiche popolari piemontesi, napoletane e siciliane. Non si può dire che sia un metronomo o pulita tecnicamente, ma coinvolge molto il pubblico. Applausi per lei.

L’obiettivo è tutto sommato raggiunto, infatti racimolano più applausi che rumori dal pubblico.

Beh, la sua passione per il canto sarà anche grande, ma i frutti sono inascoltabili. I rumori del pubblico sono terribili.
Poi, da San Chirico Raparo (Potenza) arriva Domenico – detto “Mimmo dance” – cinquantacinquenne che dice di aver inventato un genere di danza.
Il suo ballo prova ad essere ridicolo e nulla più. Il pubblico non apprezza granché.
L’ultimo dilettante della seconda puntata è Donato Regina da Grumo Appula (Bari), ex operaio ed ora sedicente cantautore, appassionato di musica dance. Canta “Tuc tuc” – un suo brano – dopo essersi lasciato andare ai doppi sensi, questa sera tirati in ballo piuttosto di frequente.
Ovviamente, è un disastro che viene sommerso dal suono dei campanacci agitati dal pubblico.
Non resta che vedere come se la cavano i “Ballerini allo sbaraglio” con Mary Poppins. Alquanto pasticcioni.

L’applauso finale del pubblico regala la vittoria ad Antonio Rustighi.
La seconda puntata de La Corrida 2019 finisce qui.
Meglio la seconda. È tornata la verve di Carlo Conti e la scaletta è stata movimentata con qualche espediente (non sempre di livello, va detto) in grado si smuovere il susseguirsi monotono delle esibizioni. Inoltre, abbiamo visto concorrenti più bizzarri rispetto alla prima puntata, cosa che pare aver attivato in misura maggiore il pubblico in studio.
Tuttavia, resta la sensazione di fondo che ci siano molte forzature. Le esibizioni, l’ilarità delle reazioni, le ironie, tutto sembra esasperato e in alcuni momenti posticcio. Ciò che va in onda, nella maggior parte dei casi, dà l’idea di non non divertire fino in fondo.
Resta da vedere se la ritrovata vivacità basterà comunque a recuperare terreno anche nel gradimento del pubblico.







