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Nella cittadina di Vinci, contea di Los Angeles, California, si intrecciano le vite dei quattro protagonisti della seconda attesissima stagione di True Detective: il poliziotto corrotto e dalla violenza facile Ray Velcoro (Colin Farrel), la misteriosa e tormentata detective Ani Bezzerides (Rachel McAdams), il torbido ex veterano ora agente della polizia stradale Paul Woodrugh (Taylor Kitsch) e il criminale di alto livello Frank Semyon (Vince Vaughn). Quattro persone all’apparenza tanto diverse tra loro che però potrebbero svelarsi più interconnesse di quanto pensiamo.
Un omicidio politico è al centro delle indagini. Il consigliere comunale Caspere è stato ucciso e gli sono state bruciate le orbite oculari. Sappiamo poco di lui ma quel tanto basta a delineare la trama: Caspere doveva essere la chiave di volta in un importante affare di cui è proprio il caro Seymon ad essere il fulcro. Questo affare dai bordi sfumati tra legalità e illegalità è incentrato sulla mobilità californiana, strade e similari sembrano essere il centro di tutto. Ma i nostri altri tre agenti delle forze dell’ordine non hanno niente a che fare con questo progetto, loro sono tirati in ballo perché il corpo del consigliere è al confine tra le loro tre giurisdizioni. Pensate che sia un caso? Io no.
Queste poche righe sono il bignami più bignami che ci sia per descrivere un primo episodio che lentamente ci introduce alla storia e ai personaggi di una stagione che appare da subito più elaborata della precedente. Il raddoppiamento dei protagonisti è l’indizio più chiaro della voglia di superarsi di Pizzolato che ha qui gettato delle solide basi per portare avanti una storia dai tratti cupi e senza scrupoli. Veniamo subito resi partecipi delle realtà dei fantastici quattro grazie a flashback e side stories che mostrano qualcosa in più sulle loro radici, le loro vite al di fuori delle divise e delle maschere che portano sul posto di lavoro, che tentano di fare un po’ di luce sulle motivazioni che li hanno spinti a diventare ciò che sono.
La rete non ha fatto trapelare nulla e tante sono le domande che i cultori della serie si sono posti nei mesi che hanno preceduto e seguito la messa in onda di questo primo episodio. Non sappiamo se ci troveremo nuovamente di fronte allo Yellow King della prima stagione (ma il papà-santone che abbiamo conosciuto potrebbe essere il gancio perfetto, NdR) e in fondo True Detective è una serie antologica, quindi non dovremmo rimanere delusi se ciò non accadesse. L’unica cosa certa è che The Western Book of Dead è stato il giusto episodio introduttivo che ci ha lentamente ma efficacemente e gradualmente mostrato un sorprendentemente perfetto Vaughn, che si leva così di dosso l’etichetta di solo attore comico, e che inserisce prepotentemente la McAdams in un prodotto che fino a questo momento aveva dato poco spazio alle figure femminili, mettendo finalmente una donna in un ruolo centrale e attivo.
Se non avete già visto la versione sottotitolata andata in onda sempre su Sky Atlantic la scorsa settimana preparatevi i pop corn e gustateveli questa sera davanti alla tv.
Io vi lascio alla visione con una citazione da questo primo episodio che credo sia la chiave per interpretare quanto vedremo nelle prossime settimane: «Everybody gets touched».
Qui la prima serie.