La prima impressione, confermata nel corso della puntata, è la presenza non necessaria della Gialappa’s band a Quelli che il calcio. L’esordio della nuova edizione del talk show domenicale di Rai2, oggi, ha messo in evidenza che Nicola Savino, come conduttore, può avere una vita propria, indipendentemente dalla presenza del trio.
Reclamizzata come una storia di immigrazione drammaticamente moderna, sullo sfondo della Primavera Araba, la miniserie Anna e Yusef ha disatteso tutte le aspettative. La prima puntata è andata in onda lunedì 7 settembre su Rai1 in prime time. Protagonista una rinnovata Vanessa Incontrada, reduce dalla replica della serie Un’altra vita alla quale Rai1 ha dedicato i medesimi onori pubblicitari di un prodotto nuovo. E l’ha tenuta in vita fino allo scorso venerdì quando è andata in onda l’ultima puntata.
Una summa di tutti gli argomenti più pruriginosi che hanno riempito le cronache estive, l’aggancio ai classici temi voyeuristici di cronaca nera e gossip, la facile concessione al trash sempre in agguato. Tutto questo e molto di più, i telespettatori hanno ritrovato nella prima puntata di Pomeriggio 5 in onda lunedì 31 agosto su Canale 5.
E’ una sensazione di grande malinconia, di tristezza, di disfacimento totale dei sentimenti. E’ una sensazione di ribellione, ma anche di impotenza dinanzi ad un programma che demolisce inesorabilmente tutto quanto due giovani possono aver costruito in anni o mesi di legame affettivo.
Far passare una miscellanea di vecchi show per un nuovo programma all’esordio nella torrida e sonnolenta estate televisiva, evidenzia, ancora una volta, la mancanza di rispetto verso i telespettatori. Affogati da repliche, sommersi da una miriade di amarcord, prigionieri di film, telefilm, soap opera che non hanno alcun valore, gli spettatori di Rai1 hanno assistito all’ennesima presa in giro: Visto non visto- che spettacolo il nuovo appuntamento all’esordio oggi domenica 19 luglio alle 15 su Rai1.
La prima, netta sensazione è la ostentata superiorità di Gianni Riotta che si è posto su un piedistallo e ha diretto a suo piacimento 47 35 Parallelo Italia, il talk show di cui è conduttore dal 14 luglio in prima serata su Rai3. Inutile che il giornalista puntualizzi stizzito, nel corso della prima puntata “ci abbiamo messo sei mesi per differenziare Parallelo Italia da un talk”. Inutile perchè il programma che evoca volutamente le atmosfere di Milano- Italia, in effetti è molto vicino a Ballarò e a qualsiasi altro talk.
Legge Boccaccio, recita Palazzeschi, commenta i suoi spettacoli, evoca episodi che lo riguardano, svela curiosità sui principali personaggi del mondo della cultura. Dinanzi ai telespettatori scorre, cone in una pellicola cinematografica, la storia del grande teatro e del migliore spettacolo italiano. Tutto grazie ad un solo uomo in studio che con ironia e garbo riesce a rendere accessibile nozioni e testi altrimenti relegati negli anfratti delle tv tematiche. Questo signore, perfetta quintessenza del gentiluomo d’altri tempi, con il suo paipillon e il sorriso moderatamente ironico è Paolo Poli.
Quattordici lunghe puntate all’insegna di intrighi, misteri, morti, sangue, omicidi, bugie. Quattordici puntate nel corso delle quali è stato difficile individuare i confini tra il bene e il male, l’illecito e il lecito. Una lunga stagione dominata da passioni nascoste, rancori, odi. Il tutto in atmosfere torbide, mai trasparenti.
L’idea è sicuramente originale: mandare un personaggio noto, ma non televisivamente inflazionato, alla ricerca di oggetti rari e introvabili nei mercatini italiani, a casa dei collezionisti, nelle cantine o nelle soffitte nelle quali i nostri connazionali conservano di tutto. Se il personaggio è Massimiliano Pani, davvero nuovo a simili esperienze, più vicine ad un canale tematico che alla rete leader di viale Mazzini, la curiosità è ancora maggiore.
Rai Uno, che a detta della Presidente Anna Maria Tarantola seguirà l’Expo 2015 per tutti i sei mesi di durata, ha mandato in onda ieri alle 19,45 – passando poi la diretta in Mondovisione attraverso otto satelliti – la “Turandot” (1926) di Giacomo Puccini nel Teatro alla Scala di Milano, eseguita dall’Orchestra e Coro del Teatro alla Scala e dall’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, dirette da Riccardo Chailly che vi debuttava con la sua accurata calligrafia come direttore principale.