Cultura - programmi culturali in TV
Into the Inferno e Naples 44 dalla Festa del cinema di Roma a Netflix e Sky

Cominciamo con Herzog. Il regista di “Nosferatu” e “Fitzcarraldo” insegue con la sua macchina da presa i vulcani più vividi del mondo e ci cala letteralmente in essi, con immagini tanto suggestive e ravvicinate da diventare iperrealtà. Ma non è soltanto il fascino della danza della lava che crea improbabili ghirigori, ribolle e sussulta chi la riprende, schizza in averno di lapilli a sostenere l’epico documentario. Perché accanto al registro narrativo della Natura, il regista tedesco mette sottotesti che indagano sui miti, sulla percezione della propria vita e del mondo che ha chi convive con i vulcani. Così l’antropologia, la paleontologia, perfino la politica prendono il campo, creando un film nel film. A raccordare il viaggio in lontane zone del pianeta è il vulcanologo di Cambridge Clive Oppenheimer insieme con lo stesso Herzog, che vediamo con i baffi trasformati in ghiaccioli nelle zone antartiche e che sentiamo come voce narrante, lenta e pensosa, sostenuta da una colonna sonora di brani classici cantati da voce – una dea, una sibilla? – femminile. Il punto di partenza è l’arcipelago di Vanuatu, nel Pacifico Meridionale. Qui la guida è un capo tribù, veste una camicia jeans ma i suoi familiari sono gli unici a danzare ancora come gli antenati antropofagi, mimati davanti alla camera di Herzorg da bambini nudi con la testa e i genitali cinti di foglie. Dice, il saggio anziano, che il vulcano riconosce chi abita nella zona e caccia gli sconosciuti. “Mio fratello ci parla, ne sa i segreti, quando deve accendere la sigaretta il vulcano gli si avvicina con una lingua di lava”.
Lo ritroveremo alla fine della pellicola. Pronostica che la fine del mondo, il “giudizio universale” indigeno, arriverà dal vulcano. Ma prima della profezia Herzog ci rilancia le immagini di due suoi set, in Guadalupa, dove stava girando “Cuore di vetro” e dove all’improvviso eruttò il Grande Soufrière, un’occasione tanto ghiotta che lasciò gli attori e andò a fissare sulla pellicola il subbuglio della terra; e in Antartide, mentre realizzava “Encounters at the end of the World” e filmò l’attività dell’Erebus. La successiva tappa è l’Etiopia, la grande depressione sotto il livello del mare, il più caldo deserto del mondo scaturito dal cratere di un vulcano. Qui missioni di antropologi cercano i resti dei primi uomini e Oppenheimer si unisce a loro, vede frammenti di cranio, di tibia, di braccia emergere pietrificati dalla polvere gialla che tutto copre. L’Islanda ha tratto dal mito del vulcano la sua Bibbia, preziosa come i Rotoli del Mar Morto: un poema epico di valore inestimabile, nato nelle verdi lande ora cresciute sulla chilometrica spaccatura del terreno seguita a una eruzione. Celebrano matrimoni tra il mare e il vulcano in Indonesia, altrove erigono chiese a forma di gallo per pregare in faccia al mostro che vomita fuoco. E in Corea del Nord il vulcano è utilizzato dalla propaganda comunista per nobilitare la nascita del dittatore, al pari per i Romani del mito di Enea e di Romolo e Remo. Si raccontano anche morti per voglia di documentare. Come quella di una coppia di fotografi travolti da una gigantesca e bollente nube piroclastica. In un epilogo metaforico della terribile instabilità della condizione umana.
Morte e distruzione, sullo sfondo del Vesuvio, anche nel possente docu di Patierno, presentato alla Festa del cinema nella Selezione Ufficiale come quello di Herzog. “Naples ‘44” ha emozionato Giorgio e Clio Napolitano, presenti alla prima. Pure qui crateri, ma creati dalle bombe. In immagini bianco e nero, nelle quali, su cumuli di macerie, vagano ragazzini scheletrici, ossessionati da fame e sete. Sono state recuperate dagli archivi di guerra di tutto il mondo ma si associano alle scene dei conflitti odierni. “Volevo – ha detto il regista – che venisse annullata la distanza temporale tra passato e presente. Napoli ’44 è uno specchio di quello che accade oggi ad Aleppo e non solo. Tutte le guerre sono uguali, la vita che ci si trova a fare in una città bombardata è la stessa in ogni latitudine ed epoca”.
Il film – che ha avuto lunghi applausi alla Festa di Roma e forse sarà anche in sala. – prende le mosse dalle memorie militari di Norman Lewis (edite da Adephi), il giovane ufficiale inglese aggregato alla V Armata Usa che annotò giorno dopo giorno la sua esperienza nella città italiana più bombardata nella II guerra mondiale. Vide i templi di Paestum diventati rifugio, le massaie immobili in strada pronte a prostituirsi in cambio di scatolette di cibo, famiglie impegnate a desalinizzare l’acqua del mare quando la città fu assetata dai tedeschi che andando via distrussero quanto poteva essere utile alla popolazione, parlò con le donne scalze in cerca di erbe commestibili per le campagne, il lungomare Santa Lucia affollato nei giorni in cui gli alleati distribuivano cibo.
Ancora, respirò l’odore di legno bruciato delle macerie, assistette al miracolo di San Gennaro e ai gatti che diminuivano ogni giorno di più. “Abbiamo cercato immagini negli archivi sterminati degli americani con metri e metri di pellicola ancora mai visti e poi a Londra, in Italia”, dice Patierno che dal padre “sopravvissuto ad un bombardamento solo perché stava dalla parte giusta del marciapiede” è stato avvicinato al libro di Lewis da cui il film è partito. Il regista napoletano immagina che il soldato torni in quei luoghi dove ha visto tanta vita e tanta disperazione e – con la voce narrante di Benedict Cumberbatch e in italiano di Adriano Giannini – li abiti di nuovo. Napoli ’44 è anche un omaggio al cinema che ha saputo raccontare quegli anni terribili, “dentro c’è Rossellini di Paisà, Cavani della Pelle e poi ancora Napoli Milionaria, O sole mio, Le 4 giornate di Napoli, il Miracolo di San Gennaro e uno sconosciuto Re di Poggioreale”. Alle immagini d’archivio, dunque, si affiancano altre di ricostruzione e spezzoni di cinema. Così nell’affresco napoletano di Patierno agiscono ‘segnorine’ e militari, sciuscià e jazz, sopravvivenza, disperazione e voglia di non dimenticare
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Via dei matti n° 0 anticipazioni settimana dal 12 al 16 aprile 2021

Torna su Rai 3 Via dei matti n 0 con una nuova settimana di appuntamenti che iniziano lunedì 12 aprile e si concludono venerdì 16 aprile: primo ospite Rocco Papaleo.
Il programma è condotto da Stefano Bollani e Valentina Cenni. Va in onda ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 20:20 alle 20:45 per un totale di 25 minuti. Una vera e propria striscia quotidiana in cui la musica è padrona assoluta.
Via dei matti n 0: Rocco Papaleo ospite del 12 aprile
Il primo ospite di Via dei matti n° 0 è Rocco Papaleo, attore, regista, scrittore e showman italiano. Molti i film al suo attivo e l’artista è stato recentemente nel cast della pellicola Tutti per 1 – 1 per tutti con la regia di Giovanni Veronesi.
Papaleo è stato tra i conduttori del Festival di Sanremo nel 2012. Mentre ha gestito il Dopofestival nel 2019 con Anna Foglietta.
Martedì è la volta di Leila Shirvani, violoncellista italiana di origine anglo-persiana nata a Roma nel 1992. È figlia d’arte in quanto è stata educata alla musica dai suoi genitori, entrambi violoncellisti. Leila ha una sorella, Sara Shirvani, che suona il pianoforte.
Mercoledì arriva nel salotto di Stefano Bollani e Valentina Cenni, Fabio Concato. All’anagrafe Fabio Bruno Ernani Piccaluga è un cantautore italiano, uno dei nomi più importanti del panorama della musica italiana.
Il 7 dicembre del 2020 l’artista ha ricevuto come onorificenza l’Ambrogino d’Oro per aver devoluto in beneficenza i proventi di una sua canzone. Si trattava del singolo L’umarell scritto durante la pandemia nel 2020.
Nel penultimo appuntamento sono protagonisti Vincenzo Vasi e Valeria Sturba. I due musicisti che lavorano con Vinicio Capossela sono protagonisti di una forma musicale chiamata l’elettro-dadaismo. Un concetto che hanno evidenziato anche nel loro nuovo disco “Elettromagnetismo e libertà“.
L’ultimo ospite della settimana, ovvero di venerdì 16 aprile 2021, è Ornella Vanoni che torna di nuovo nella casa di Via dei matti n° 0 dopo una sua iniziale presenza. L’artista ha recentemente pubblicato il suo ultimo album di inediti dal titolo Unica. Duetta con Stefano Bollani. Previste anche interazioni non musicali.
Lo spirito del programma
Via dei matti n 0 propone ogni giorno un argomento diverso, ma sempre legato alla musica. Bollani e Valentina Cenni trovano un pretesto per parlare e far parlare di musica tutti i loro ospiti, anche se non sono cantanti e musicisti. Perché la musica è follia ed è anche cura dell’anima, dicono i due conduttori.
La caratteristica del programma è rappresentata dalla leggerezza propria di Bollani chi è unita ad una certa simpatica ironia. In questo modo il padrone di casa insieme a sua moglie riesce a miscelare sapientemente, con stile, la musica colta e quella popolare.
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La Traviata film opera su Rai 3 dal capolavoro di Giuseppe Verdi in prima tv

Indice dei contenuti
L’Opera di Roma e Rai Cultura tornano a produrre un film-opera, questa volta del capolavoro di Giuseppe Verdi La Traviata. Il film opera è proposto in prima tv su Rai 3 venerdì 9 aprile alle 21.20.
La Traviata film opera su Rai 3
La Traviata segue lo straordinario successo televisivo e di critica del Barbiere di Siviglia di Rossini che sempre la terza rete aveva mandato in onda lo scorso autunno.
Protagonisti di La Traviata sono ancora Daniele Gatti, Direttore musicale del Teatro, e Mario Martone, che firma regia e scene.
Protagonista è Violetta Valery, interpretata dal soprano americano di origine cubana Lisette Oropesa, reduce dal successo televisivo di “A riveder le stelle”, che ha inaugurato la stagione della Scala. Accanto a lei il tenore Saimir Pirgu nel ruolo di Alfredo e il baritono Roberto Frontali nella parte di Giorgio Germont.
Il cast è completato da Anastasia Boldyreva nel ruolo di Flora e Roberto Accurso in quello del Barone Douphol.
Molti gli artisti di “Fabbrica”, lo Young Artist Program dell’Opera di Roma, a essere coinvolti nella produzione. Tra questi: Angela Schisano (Annina), Arturo Espinosa (Marchese D’Obigny) e Rodrigo Ortiz (Gastone), mentre Andrii Ganchuk sarà il Dottor Grenvil. In scena anche Michael Alfonsi (Giuseppe), Leo Paul Chiarot (un domestico) e Francesco Luccioni (un commissario).
Dichiarazioni di Mario Martone
Ecco la dichiarazione di Mario Martone sull’opera film
«Il barbiere di Siviglia e La traviata, in questa forma mista tra teatro, cinema e televisione, erano scommesse difficili, considerando i tempi strettissimi di ripresa. Sono riuscito a realizzarle grazie al coinvolgimento straordinario di tutte le persone di Rai Cultura e della squadra operativa di Napoli. La loro passione ha fatto scavalcare ogni ostacolo, e non era affatto scontato. È stato un vero coinvolgimento artistico e professionale, che spero apra anche nuove prospettive per il futuro».
Coro e allestimento
Il Coro dell’Opera di Roma è diretto dal maestro Roberto Gabbiani, mentre il Corpo di Ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, interpreta coreografie di Michela Lucenti.
Nel nuovo allestimento dell’opera di Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, i costumi sono firmati da Anna Biagiotti, mentre Pasquale Mari cura la fotografia.
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Via Crucis 2021: diretta del rito del Venerdì Santo, Papa Francesco da San Pietro

Indice dei contenuti
Venerdì 2 aprile Rai 1 e Tv 2000 hanno trasmesso, dalle ore 20:50, il Rito della Via Crucis 2021. Come è già accaduto lo scorso anno Papa Francesco non può tenere la celebrazione al Colosseo a causa della pandemia.
La tradizionale funzione pasquale si svolge infatti nuovamente nella cornice del Sagrato della Basilica di San Pietro.
Nel corso della commemorazione delle tappe che ripercorrono la Passione e la Crocifissione, il Santo Padre è supportato dal gruppo di Scout di Foligno e dai giovanissimi della parrocchia Santi Martiri dell’Uganda di Roma per recitare le meditazioni. Sono anche gli autori delle illustrazioni che introducono ogni tappa della Via Crucis.
Via Crucis 2021, Vespa introduce la diretta del rito del Venerdì Santo
La diretta del rito della Via Crucis 2021 viene introdotta da un breve speciale di Porta a Porta intitolato Il dolore e la Speranza. Bruno Vespa conduce dalle vie, spettrali, circostanti il Colosseo, che negli anni passati erano colme di fedeli per il rito pasquale. Il giornalista è affiancato da Flavio Insinna che introduce alcune storie incentrate sulla pandemia.
Sono presenti alcuni famigliari delle vittime del Covid ed alcuni medici che hanno affrontato in prima linea l‘emergenza sanitaria. Focus inoltre sulle attività di volontariato nei tempi del lockdown. Interviene anche Camilla Moccia, la celebre ristoratrice di Ostia diventata il simbolo della crisi che coinvolto il suo settore.
Via Crucis 2021, Papa Francesco da San Pietro
Papa Francesco svolge il rituale, per il secondo anno consecutivo, da Piazza San Pietro. Il rito della Via Crucis è introdotto dai versi tratti da una lettera scritta dai bambini per Gesù, che sono i protagonisti dell’evento 2021. Sono infatti assenti personaggi del mondo dello spettacolo che hanno partecipato negli anni passati.
La Via Crucis inizia con le prime due stazioni, Gesù è condannato a morte e Gesù è caricato della Croce. Dopo la lettura di alcuni passi tratti dal Vangelo di Luca, alcuni bambini spiegano gli insegnamenti che Gesù ha fornito attraverso tramite il suo esempio. Emergono temi come la solidarietà e l’amore per il prossimo.
Al termine di ogni tappa, i presenti in Piazza San Pietro recitano il Padre nostro in latino.
La terza stazione invece è denominata Gesù cade la prima volta, dal libro del Profeta Isaia, nel quale il Messia si è fatto carico delle sofferenze dell’umanità. La successiva è Gesù incontra sua Madre. Il racconto è tratto dal Vangelo di Giovanni.
La quinta stazione della Via Crucis
Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce è la denominazione della quinta tappa del rito della Via Crucis, dal Vangelo di Matteo. Simone di Cirene, soprannominato il Cireneo, presta il suo supporto a Gesù durante la salita al Golgota per la crocifissione. Qui i bambini recitano un monologo contro il razzismo.
La sesta stazione, dal libro di Isaia, è La Veronica asciuga il volto di Gesù. I bambini raccontano un episodio di vicinanza al prossimo. La tappa successiva è Gesù cade per la seconda volta nel quale il Messia appare sempre più stremato. I piccoli protagonisti narrano alcuni episodi di solidarietà tra pari.
Il Vangelo di Luca si occupa dell’ottava stazione, Gesù incontra le donne di Gerusalemme. Egli invita loro a riversare le lacrime per i propri figli anziché per lui, che sta continuando la salita con la Croce.
Via Crucis 2021, la nona stazione
Nella nona stazione Gesù cade per la terza volta (Vangelo secondo Luca), il Messia è quasi giunto alla vetta ma gli mancano le forze per proseguire il cammino. I bambini ed il Santo Padre dedicano spazio alla pandemia, che ha generato molta sofferenza per l’umanità.
In Gesù è spogliato delle vesti (Vangelo di Matteo), egli è stato posto sulla Croce. I soldati romani lo denudano e si dividono i suoi abiti. Una ragazzina spiega di aver donato delle bambole alle bambine più. E’ un esempio contro l’egoismo e sul desiderio di fare a meno del superfluo.
Nell’undicesima stazione Gesù è inchiodato alla Croce, tratto dal Vangelo di Luca, viene deriso dai soldati che lo invitano a dare dimostrazione di essere realmente il Re dei Giudei. Lo invitano infatti a salvare se stesso.
La dodicesima stazione, Gesù muore in Croce, racconta del Cristo morente che prima esalare l’ultimo sospiro si riferì al padre pronunciando: ” Nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Via Crucis 2021, le ultime stazioni
In Gesù è deposto dalla Croce, tredicesima stazione, Giuseppe chiede a Ponzio Pilato di avere il corpo del Cristo. Quest’ultimo ordinò ai propri uomini di esaudire la richiesta. Tratto dal Vangelo di Matteo.
Nella quattordicesima stazione, Il corpo di Gesù è posto nel sepolcro Giuseppe prende il corpo, lo avvolge in un lenzuolo pulito e lo conserva, appunto, nel sepolcro (Vangelo secondo Matteo).
Il monologo dei bambini nelle ultime tappe della Via Crucis è dedicato alla perdita dei famigliari a causa del Covid.
Terminata la commemorazione della Via Crucis Papa Francesco prega per tutti ma soprattutto per i bambini con la speranza che possano essere protetti dal Signore. Successivamente alcuni di essi raggiungono il sagrato per accarezzare la bianche vesti del Santo Padre.
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