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Martedì 6 maggio, su Rai 3 è in onda l’ultima puntata di Un giorno in pretura 2025. La trasmissione, come sempre, parte alle ore 21:20 circa.
Un giorno in pretura 2025 ultima puntata, al timone torna Roberta Petrelluzzi
Al timone di Un giorno in pretura torna Roberta Petrelluzzi. Giornalista e conduttrice, è la padrona di casa della trasmissione sin dal suo esordio, avvenuto sulla TV di Stato nel 1988. Petrelluzzi è anche la regista e, inoltre, ha figurato per anni nell’elenco degli autori. Essi, nell’edizione che oggi giunge al termine, sono Tommi Liberti ed Antonella Nafra.
Quella in onda oggi è la quinta ed ultima puntata dell’edizione 2025 del format. L’appuntamento ha una durata di circa due ore e, oltre che in televisione, è fruibile in streaming ed on demand tramite il sito Rai Play.
La storia di Giuseppe Di Fonzo
Al centro dell’ultima puntata di Un giorno in pretura vi è la storia di Giuseppe Di Fonzo. Si tratta di una vicenda drammatica: l’uomo, infatti, è accusato di aver ucciso la figlia, di soli tre mesi.
Per parlare al meglio della vicenda, Roberta Petrelluzzi analizza le testimonianze e i documenti giudiziari. Essi sono utilizzati con l’obiettivo di delineare un profilo psicologico dei protagonisti, concentrandosi anche sul contesto nel quale il crimine si è verificato.
La storia raccontata nella puntata odierna di Un giorno in pretura risale al 2016. Giuseppe Di Fonzo ha 38 anni ed è di Altamura. Nella notte fra il 12 e il 13 febbraio, nell’Ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, ha ucciso la figlia Emanuela, di soli tre mesi.
Un giorno in pretura 2025 ultima puntata, il procedimento giudiziario, fino alla condanna definitiva
Giuseppe Di Fonzo, come racconta Un giorno in pretura di oggi, ha affrontato un lungo processo giudiziario. Esso, in primo grado, ha portato ad una condanna a 16 anni di reclusione per l’accusa di omicidio preterintenzionale. In appello, invece, l’uomo ha ricevuto l’ergastolo.
Alla fine, la Corte di Cassazione ha riconosciuto Di Fonzo colpevole e gli ha dato una condanna definitiva a 29 anni di carcere. Secondo gli inquirenti, il killer, che già in altre due occasioni avrebbe tentato di togliere la vita alla figlia, avrebbe agito per liberarsi delle responsabilità di essere un genitore.
Giuseppe Di Fonzo si è difeso, sostenendo di aver agito perché affetto da un grave disturbo di origine psichiatrica. I periti ingaggiati dal Tribunale, tuttavia, non hanno dato credito a tale eventualità.