Si sta verificando una pericolosa e discutibile involuzione a Domenica in. Se ne aveva sentore già da qualche settimana, ma la puntata dell’11 novembre ha confermato quella che poteva apparire una semplice sensazione.
E’ tornata la nazional- popolarità, intesa nell’accezione migliore del termine, a Domenica in. E’ tornata una conduzione coinvolgente, spontanea, non costruita, spesso anche imprevedibile per le reazioni suscitate dinanzi a specifiche situazioni.
Si è conclusa, domenica 27 maggio, un’edizione da dimenticare del contenitore festivo di Rai 1. Otto mesi caratterizzati da ascolti mediocri che, fin da subito, hanno smascherato la debolezza e l’inconsistenza della formula sbandierata come la vera innovazione televisiva della stagione 2017/ 2018.
Ancora lavori in corso per un’edizione di Domenica in che non decolla e cerca disperatamente di non crollare sotto ulteriori colpi dell’Auditel. Dopo il 10% della scorsa settimana, gli autori hanno deciso di ripercorrere, nella prima parte, lo stesso format che ha strizzato l’occhio ad un Infotainment basato sull’attualità e su argomenti di enorme presa sul pubblico.
Una gran confusione, una miscellanea di argomenti posti alla rinfusa, il ritorno della cronaca. E poi atmosfere che evocano La vita in diretta, personaggi che non hanno ancora una collocazione e vagano all’interno del programma in cerca di qualche autore in grado di dare un senso alla loro presenza. La rinuncia al salotto per spostarsi in cucina dove, tra una polpetta ed un ciambellone, arrivano ospiti come Rocio Munoz Morales e dimostrano la propria incapacità ai fornelli.