I bambini sono sempre più protagonisti della tv dei grandi. Non bastavano trasmissioni in prima serata come Ti lascio una canzone, recentemente al centro di polemiche, per la severità della gara canora, adesso i principali programmi della tv generalista si sono lanciati, famelici e assetatati di audience, sulla vicenda del bambino di Cittadella prelevato dalla scuola dalle forze dell’ordine. Una storia che ha colpito in maniera drammatica tutti ma che purtroppo, è stata, ed è ancora, strumentalizzata ferocemente dai mass media.
Ho molto apprezzato l’esperimento realizzato, questa estate da Rai Gulp: il canale free del digitale terrestre, ha mandato in onda le repliche di Flight 29 down, serie ispirata a Lost, fiction cult a livello planetario. Utilizzando la stessa struttura narrativa di Lost, il serial si rivolge, però, ai giovanissimi, gli under 18. Più volte riproposta su Rai2 in passato, ma solo parzialmente, la fiction ha conquistato gli adolescenti americani in un periodo particolare: quando ancora non era andato in onda il finale definitivo di Lost.
L’access time di Rai1 e Canale 5 ha proposto, questa estate, due generi completamente differenti: Techetechetè, amarcord della tv del passato e Veline, casting itinerante per la scelta delle due nuove “assistenti” di Striscia la notizia. A me Techetechetè mette malinconia: pur rappresentando una tv ancora viva e di qualità, fatta da grandi professionisti, evoca l’album dei ricordi. Inevitabilmente, ci si rende conto che i personaggi (molti dei quali sono scomparsi) risultano incasellati in epoche del passato. Farli rividere tutte le sere, per tre mesi, alla fine diventa un appuntamento di mestizia dinanzi al quale si tenta la fuga. Certo il mini programma ha un suo pubblico, meno giovane, che ritrova molti dei propri ricordi proprio in quelle immagini datate. E ciò ne spiega il successo anche in termini d’audience. La platea di Rai1 è tradizionalmente più anzianta di quella di Canale 5 che con Veline propone un sogno giovanile.
La cronaca nera lo ha consacrato tra le eccellenze dell’Auditel per Retequattro. Scavando nell’attualità popolata di morti ammazzati con indagini ancora in corso, interpretando i nuovi desiderata del pubblico nazional- popolare, Salvo Sottile è divenuto un personaggio. O meglio il personaggio, esperto di delitti, di cadaveri che reclamano giustizia, di tribunali, di prove testimoniali. Si è circondato di inviati speciali che, sui luoghi del delitto, raccolgono notizie in esclusiva da comunicare, come scoop, in diretta.
Con questi ingredienti, Quarto grado si è rivelato subito un programma di grande appeal. Salvo Sottile è riuscito a captare la metamorfosi del pubblico di Retequattro che alla vecchia, obsoleta telenovela, sta sostituendo la curiosità, spesso morbosa, per la cronaca nera.
Sperimentare nuovi format, soprattutto nuove idee è un apprezzabile tentativo, soprattutto quando a esporsi è Rai1, la rete leader di viale Mazzini. Recentemente, però,la prima rete ha “testato” una serie di nuovi programmi che non hanno raccolto il gradimento del pubblico.
Da alcuni anni in Italia è esploso il fenomeno Belen Rodriguez. La ventisettenne argentina, nata dal mare dell’Isola dei famosi nel 2008, riesce a catalizzare l’attenzione dei mass media con furba e spregiudicata intelligenza. Come lei stessa ha più volte svelato, conosce perfettamente il meccanismo del mondo dello spettacolo e della comunicazione e ne fa un uso accorto. Riuscendo sempre a sorprenderci.
Esiste una “casta del piccolo schermo” che continua ad accumulare privilegi, a dispetto della crisi e dei sacrifici a cui sono chiamati gli italiani. Mentre gli stipendi diminuiscono, la disoccupazione miete vittime e una folla sempre più consistente di impiegati e pensionati non riesce ad arrivare a fine mese, loro, attori e sceneggiatori di fiction televisiva, guadagnano cifre imbarazzanti, nonostante i recenti ridimensionamenti.
Raiuno e la fiction a sfondo religioso: un binomio inscindibile e foriero di successo. Il maggior produttore di questo genere è la Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei, notissima per aver portato sugli schermi Don Matteo, la serie interpretata da otto anni da Terence Hill. Ancora una volta la Lux ci riprova, proponendo Maria di Nazareth, miniserie in due puntate interpretata da Alissa Young nel ruolo della Madonna e Paz Vega che da il volto a Maria Maddalena. Il racconto televisivo ha riscritto il rapporto tra le due protagoniste. E si sofferma, soprattutto, sulla vita della Maddalena della quale si parla molto poco nei Vangeli. La vicenda, però, viene romanzata con una serie di invenzioni finalizzate a riempire i vuoti delle fonti storiche e religiose. Un processo non condivisibile che caratterizza però la fiction di casa nostra. Anche quando non sarebbe necessario, infatti, nella storia narrata viene inserito uno o più episodi di fantasia.
Può una ragazzina di 18 anni, magistralmente esperta di computer, portare alla luce il vasto e malefico inganno che si cela dietro i meccanismi della tv di oggi? Può la forza della preghiera corale coinvolgere il web e sconfiggere il progetto criminale di infiltrare nei programmi immoralità e mancanza di etica? Interrogativi attuali, visto il degrado del piccolo schermo che hanno una risposta nel libro di Roberto Milone dal titolo X Trenta danari, edito da Orizzonti di luce.
La tv chiusa per ferie in estate. E’ un classico, appena il sole comincia a battere, viale Mazzini chiude le imposte della sua azienda e si mette in letargo. Bisogna attendere settembre per il risveglio autunnale.