Adrian andrà in onda anche domani sera e poi ogni lunedì per nove puntate complessive, con quattro episodi ciascuna.
Prima del graphic novel, vedremo uno spettacolo introduttivo in diretta dal Teatro Complay di Verona, a cui dovrebbe partecipare lo stesso Adriano Celentano in compagnia di ospiti come Ambra Angiolini, Nino Frassica, Michelle Hunziker, Teo Teocoli, Natalino Balasso e Giovanni Storti di Aldo Giovanni e Giacomo.
Usiamo il condizionale perché pare ci siano stati non pochi problemi, durante le prove, dovuti a ritardi e approssimazioni, ma soprattutto all’imprevedibilità di Celentano, che sembrerebbe non essersi presentato, portando all’abbandono dello show da parte di Michelle Hunziker e Teo Teocoli.

Adrian ha avuto una gestazione lunga circa dieci anni: nata da un’idea di Adriano Celentano, è stata scritta dallo stesso Celentano insieme a Vincenzo Cerami (morto nel 2013), con la supervisione alla sceneggiatura da parte di alcuni giovani della Scuola Holden, diretta dallo scrittore Alessandro Baricco.
I disegni sono del disegnatore Milo Manara e le animazioni hanno visto impegnati artisti porvenienti da Europa, Cina e Africa. Le musiche, invece, sono del Premio Oscar Nicola Piovani.

Seguiamo insieme la diretta della puntata.
L’anteprima è dedicata ad una scena teatrale con cui viene smentita seccamente la notizia del mancato arrivo di Celentano alle prove.
La scenografia rappresenta la piazza di un piccolo paese di provincia, con il bar e la chiesa. Un conoscente esorta il protagonista ad uscire da un confessionale per porre fine all’attesa e alle voci sulla sua assenza. 



Una prima fase dello spettacolo che, a suo modo, forse anche solo per curiosità, cattura l’attenzione, ma un po’ lunga e sfilacciata. Il suo intento è quello di rimarcare come in quel mondo la meritocrazia sia un’utopia.

Nulla da fare per loro. Al contrario, sale un uomo che corrompe i due frati con una valigetta piena di banconote.

Viene interrotto da una tempesta di fulmini che anticipa l’ingresso di Adriano Celentano, accolto da un’ovazione del pubblico.


I primi disegni sono per ricordare quanto i popoli abbiano combattutto lungo tutto il corso della loro storia contro chi cercava di ridurli in schiavitù.

“L’uomo accecato dal potere incatenò la sua mente al ceppo del consumismo. Il suo segno più evidente ne è l’indifferenza”, recita il passaggio che porta al 2068 e alla storia dell’orologiaio Adrian.




Coperte dal volume alto della musica, avvengono le violenze più disparate, compresi lo stupro di una donna e una serie di rastrellamenti dei servizi segreti del regime.

Un tentativo di chiamare la popolazione alla ribellione, o comunque alla fuga dall’accondiscendenza, pure solo passiva, alle malefatte dei politici.

Gli agenti Orso e Carbone provano ad interrofare l’orologiaio Adrian, che si dilegua, mentre i vertici si chiedono come sia stata possibile un’imprudenza di quel calibro e organizzano il necessario per far sparire ogni traccia dell’esibizione.

Il regime, intanto, ha messo in moto l’intelligence al massimo della sue forze, per raccogliere ogni minima traccia che possa ricondurre all’identità dell’orologiaio: va catturato e messo a tacere.

Uscendo dal suo grattacielo, si imbatte in un senzatetto a cui lascia dei soldi. Il pover’uomo non reagisce e lui, allora, lo provoca,: “Cos’è, non ti basta”. L’uomo risponde: “No, è che vorrei il tuo palazzo, per bruciarlo. Ma non con voi dentro, altrimenti sarei come te”. Finisce pestato a morte.

L’episodio del graphic novel si chiude così.
Per Adrian è stato un esordio con non pochi elementi ancora da inquadrare.
L’idea di fondo di portare in prima serata un graphic novel “impegnato” e ispirato ad una figura come quella di Adriano Celentano sarebbe di per sé affascinante e innovativa per la televisione generalista a cui siamo abituati.
C’è da dire, però, che il cartone si basa su una visione dell’influenza e del controllo politico cui siamo soggetti resi in maniera estremamente elementare e semplificatoria. Il concetto di fondo è: siamo tutti inermi di fronte a politici senza scrupoli che ci manipolano in ogni modo, grazie alla propaganda e a connivenze varie, per veder crescere il proprio potere e arricchirsi.
Se vi sembra di aver già sentito tutto ciò è perché gli ultimi dieci anni di una certa politica (non solo italiana) hanno ruotato intorno a questa rappresentazione dei ceti dirigenti. Senz’altro, ci sono state evidenze in tal senso, nel corso degli anni, ma si tratta pur sempre di una visione ridotta a pochi, rozzi e semplici schemi.
L’argomento poteva essere reso in maniera più ingegnosa, attuale, stimolante, costruttiva e coinvolgente.
Per quanto riguarda i personaggi, sono apparsi un minimo intriganti (ma pur sempre poveri nella caratterizzazione) l’orologiaio Adrian e Gilda, la sua fidanzata. Per gli altri, purtroppo, ruoli piatti e stereotipati.
Infine, l’introduzione iniziale dal Teatro Camploy di Verona è sembrata poco centrata. Non tanto di per sé, bensì in rapporto al cartone. Sono sembrati due momenti della serata slegati, accomunati sì dal tentativo di dipingere la nostra come una società che ha perso alcuni punti di riferimento e con tante certezze da ritrovare, ma gestiti senza un collegamento davvero efficace.
Non è un caso che al termine del cartone ci si potesse aspettare un rientro in teatro: sembrava che la prima parte avesse qualche filo da riallacciare nel finale per renderla compiuta. Per com’è andata in onda, ha avuto poco senso.
L’appuntamento con la seconda puntata di Adrian è per doamni sera.