Gli piaceva scherzare sulla sua data di nascita: il due novembre. La menzionava con leggerezza e ironia anche durante le interviste che rilasciava, col suo sorriso sereno, il suo parlare mai sopra le righe, il rispetto per l’interlocutore. Chissà se è vero, come amava sottolineare, che quella data ha segnato un po’ il suo carattere, tendente alla malinconia. Lo ricordo così, Vincenzo Cerami, e la tristezza per la sua scomparsa è accresciuta dalla certezza di aver perso un grande Uomo, non solo lo scrittore e sceneggiatore, noto, soprattutto, per aver scritto la scenaggiatura del film Premio Oscar “La vita è bella“.
Le persone importanti si fanno attendere, e il royal baby sembra già aver sposato questa massima.
Cresce infatti l’attesa davanti al St. Mary’s Hospital: giornalisti assiepati da giorni per dare la notizia del lieto evento, solo che il lieto evento tarda ad arrivare. Secondo i soliti bene informati il pargolo inglese sarebbe dovuto nascere il 13 luglio, e invece ancora nessuna nuova.
Canale 5 continua a celebrare se stessa attraverso il programma estivo “Studio 5” affidato alle cure di Alfonso Signorini. Siamo in presenza di un’amarcord autoreferenziale che, attraverso i personaggi della rete, racconta più di un trentennio di storia del piccolo schermo. Un’operazione non nuova alla tv generalista che, soprattutto in estate, incapace di trovare nuove idee, si rifugia nel passato rimescolandolo in tutte le salse.
L’ipocrisia di voler scaricare unicamente sulla presenza di Miss Italia in tv, tutto il vecchiume e la volgarità del piccolo schermo, è inaccettabile. Dispiace che anche il Presidente della Camera, Laura Boldrini, si sia prestata ad una strumentalizzazione negativa della kermesse di bellezza. Dallo scorso maggio, quando Giancarlo Leone, responsabile di Rai1, ha annunciato la cancellazione della manifestazione, si susseguono soltanto polemiche, dichiarazioni contro la gara che non avrebbe più nessun appeal televisivo e sarebbe addirittura obsoleta rispetto ai tempi. Quindi “è una scelta moderna e civile” quella di sbatterla fuori dal palinsesto di Rai1.
Diciotto minuti di applausi, 5 mila spettatori seduti sulle bimillenarie gradinate del Teatro Antico di Taormina, 12 telecamere per la diretta via satellite nei cinema di tutta Europa vista da 70 mila spettatori, quanti ne entrano nello Stadio Olimpico di Roma. Sono i numeri di “Rigoletto”, il melodramma composto nel 1851 da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave che andrà in onda domani sera, martedì 16, su Rai 5 (ore 21,15) nella registrazione effettuata appunto lo scorso 9 luglio e trasmessa grazie a Microcinema sui grandi schermi del Vecchio Continente, degli Usa e di molti altri Paesi.
Il tentativo di soppressione dell’ente radiotelevisivo da parte del Governo greco, avvenuto l’11 giugno, a distanza di un mese ha sortito il paradossale risultato di rafforzare il ruolo del servizio pubblico. E ciò non solo nella coscienza dei greci, che hanno manifestato numerosi sotto il palazzo dell’ente, solidarizzando con i dipendenti, ma anche nei cittadini europei che si sono resi conto del valore dei propri servizi pubblici radiotelevisivi.
La settimana tv ricomincia da “Il commissario Montalbano”. Questa sera LUNEDÌ 15 LUGLIO Rai1 ripropone l’episodio “La forma dell’acqua” che ha inizio con l’ingegner Luparello, esponente politico di spicco, trovato morto nella sua auto in una zona malfamata.
Dovrebbe essere il periodo giusto per sperimentare nuove idee da destinare ai palinsesti autunnali, e invece l’estate televisiva italiana ogni anno è fonte inesauribile di repliche. Questa estate, in particolare, è più che mai affollata di prodotti passati infinite volte sul piccolo schermo, da Don Matteo a Montalbano, dalla principessa Sissi ai western di RaiTre.
Reality pirandelliano o commedia trash?
Chi si occupa di cinema, per passione o per mestiere, entra raramente impreparato in una sala. Le conoscenze pregresse, le informazioni raccolte, anche i pregiudizi fanno parte indubbiamente della stessa esperienza cinematografica. Orbene guardando “Facciamola finita” (“This Is the End”) non riesco a non pensare all’influenza formativa di Judd Apatow su questa variegata banda che ruota intorno a Seth Rogen e al suo fido cosceneggiatore Evan Goldberg, entrambi al debutto registico.
L’erede di casa Windsor sta per nascere, e i media sono in preda all’eccitazione da “royal baby”. Televisioni, testate, siti di gossip e non, si interrogano, oramai ininterrottamente, sul pargolo reale: sarà maschio o femmina?, come si chiamerà?, la mamma tornerà dai genitori o lo affiderà alle tate reali?, il papà al momento della nascita telefonerà alla regina oppure manderà un messaggero come da protocollo? E ancora quali regole infrangeranno stavolta William e Kate? Inoltre c’è la proposta di riforma della legge di successione al trono: se il royal baby fosse femmina, anche avendo fratelli maschi, salirà comunque al trono.